Valentina Sonzini
Dediche e avvisi al lettore nelle pubblicazioni seicentesche delle eredi Baldini
Nel 1618 Vittorio Baldini,1 il maggiore stampatore ferrarese della fine del Cinquecento, muore senza lasciare eredi maschi. La tipografia, operante anche nel novero istituzionale della legazione pontificia, viene affidata, per indicazione stessa dello stampatore, nelle mani del lavorante Bartolomeo Gaetti e di due donne: la vedova Laura Volpara e la nipote Vittoria Baldini.
Lascia esso testatore nomina, et vuole che sia Donna Madona, et herede usufruttuaria in pleno Iure la m[edesi]ma, mad[am]a Laura Volpara dilettissima consorte d’esso testatore de beni et rediti d’esso test[ato]re mentre d[ett]a mad[am]a Laura viverà, starà vedova, et userà vita casta et honesta la qual mad[am]a Laura sia obligata tenire presso di se la detta Vittoria.2
La vicenda della successione Baldini è ben testimoniata da documentazione inedita grazie alla quale si evince che il figlio di Vittorio, Vittorio iunior, muore prematuramente lasciando un’unica figlia. Dati testamentari portano a supporre che Vittorio iunior mancasse sicuramente prima dell’agosto 1616, come riportato in una lettera scritta dal padre datata 1616.3 Nel 1615 Vittorio senior aveva infatti restituito la dote della nuora Isabella al consuocero Giovanni Battista Ciotti «bibliopola sub signo Aurora»,4 tramite il procuratore Simone Pietro Ciotti, regalandole, oltre alla vera nuziale, due anelli, uno con pietra bianca e l’altro con rubini e smeraldi.5 Lo stampatore lascia quindi la moglie e la nipote Vittoria, figlia di Vittorio iunior, erede di tutto:
In tutti li beni mobili, et immobili ragioni, attioni, et crediti d’esso test[ato]re ovonq[ue] si siano, et si trovavano essere al tempo della morte d’esso test[ato]re à instituito lasciato di sua bocca nominato et voluto che sia, instituisse lascia nomina di sua bocca et vuole che sia sua herede universale la Vittoria figliuola del già detto m[esse]r Vittorio figlio d’esso nata di detto suo fig[lio]lo et della m[edesim]a mad[ama] Isabella Ziotti già moglie di detto testatore, alla qual Vittoria sua he[re]de instituta.6
La bambina viene affidata a un tutore, gestore dei suoi beni, e le viene assegnata una dote da spendere qualora si fosse maritata o consacrata a Dio. Da questi dati si rileva che, molto probabilmente, Vittoria non era ancora maggiorenne alla morte del nonno, e che il rapporto parentale con Laura Volpara la metteva nella condizione di non poter pienamente disporre dei beni ereditati
Ordinando, et comandando esso testatore, che seguita la morte di detta mad[am]a Laura sua consorte debba esser posta detta Vittoria ad educarsi sino che sarà in stato di maritarsi, ò monacarsi nelle suore del Corpo di Christo di questa Città sotto la cura, et governo delle figliuole del detto S[igno]r Claudio Rondone professe in detto monastero.7
La condizione giuridica delle due donne non consentiva loro di esercitare appieno alcun diritto sulla tipografia, né di poter operare a proprio nome, benché, nel 1621, Vittoria sigli la dedica all’edizione della Corona di lagrime penitenti8 («Di Ferrara dalla propria Stampa il dì 6. Giugno 1621. Di V[ostra] S[ignoria] Ill[ustrissi]ma Humiliss[ima] deuotiss[ima] serua Vittoria Baldini»), con il frontespizio sottoscritto dagli Eredi. È noto che, in caso di eredità della stamperia da parte di donne della famiglia, l’attività talvolta veniva continuata da queste utilizzando la sottoscrizione «eredi» che, nel nostro caso, erano probabilmente rappresentati dalla sola Vittoria e forse anche dalla seconda moglie di Baldini. Evidentemente nel 1621 Vittoria ha raggiunto la maggiore età, che le consente di presentarsi non tanto come figura giuridica, ma quantomeno come riconoscibile artigiana del libro implicata nella gestione della stamperia del nonno. È tuttavia un dato di fatto che, venuto meno Vittorio, la stamperia comincia a versare in cattive acque, benché lo stampatore avesse avanzato nel suo testamento chiare richieste:
Et desiderando esso testatore che l’accordo fatto tra l’Ill[ustrissi]ma Com[uni]tà di Ferrara et esso test[ato]re (che è che detto testatore è tenuto et obbligato stampare p[er] detta ill[ustrissi] Città tutte le cose necessarie per quella p[er] la mercede convenuta) habbi luoco, et perseveri anco inanti con la sopradetta herede d’esso testatore. Perciò detto testatore prega l’Ill[ustrissi]mo S[igno]r Giudice de Savij, et S[igno]ri del Maestrato di questa Città et quelli che protempore sarano à volersi compiacere et contentare di perseverare et continuare in detto accordo con detta herede d’esso test[ato]re acciorché con quel miglior modo et ordine che sia possibile habbia, et debba esser esercitata la stamparia d’esso testatore a nome di detta sua he[re]de. Il qual test[ato]re lascia, et vuole che sia suoi Commissarij et sopraintendenti di detta stamparia insieme con l’in[frascrit]to tutore di detta Vittoria sua he[re]de.9
Le difficoltà della tipografia vengono anche esplicitate da Bartolomeo Gaetti, lavorante presso la tipografia alla Campana,10 in una lettera11 inviata al Cardinale d’Este, probabilmente del 1618, nella quale fa presente che il cardinale Bevilacqua ha accordato alle eredi la possibilità di stampare un’opera, ma che i proventi garantiti a queste dalla stamperia non consentono più loro di sopravvivere:
Et così n’ha ottenuto la licenza: doue, che con tal’occasione essi procurano col mezzo di detto Signore ottenere la bramata licenza di stampare ancora altre cosette, acciò in tal modo si possano sostenere, non hauendo cosa alcuna di fermo se non quel tanto, che si può cauare dalla stamperia.
La storia dei Baldini si chiude con l’uscita di scena anche di Vittoria a seguito della morte di Laura Volpara nel 1622.12 In una lettera, Francesco Suzzi chiede al tutore della giovane di legare una figlia di Baldini al suo erede. Questa «figlia di Baldini» è molto probabilmente Vittoria, ultima rappresentante della famiglia, ed è lei che presumibilmente reca in dote la stamperia con tutte le sue dotazioni e magazzino librario alla famiglia Suzzi.
Un’assenza incolmabile di dati documentali non consente, all’oggi, di sostenere con certezza che Suzzi divenne l’erede, non solo del titolo di stampatore camerale a Ferrara (titolo negato a Vittoria e a Laura Volpara in quanto donne, sebbene il chirografo del 1598 che decretava Vittorio Baldini stampatore camerale estendesse anche ai suoi eredi – evidentemente solo maschi – tale investitura), ma anche delle casse, torchi e dotazioni della bottega baldiniana. La tesi è tuttavia presumibile, giacché Francesco Suzzi, nella lettera summenzionata, riferisce chiaramente: «desiderano i Suzzi quella stamperia»; e sollecita il duca di Modena perché il marchese Bentivoglio si operi presso Ottavio Magnanini per concludere la contesa (il cui contenuto è di difficile definizione) che i Suzzi avevano appunto con il primo segretario dell’Accademia degli Intrepidi.
Il caso Baldini non è solo interessante per i legami parentali che aveva con Ciotti, stampatore dal respiro internazionale,13 che attestano la prassi consolidata dei matrimoni fra tipografi, ma offrono l’ennesima testimonianza di stamperie rette da donne coadiuvate da lavoranti. A dispetto di quanto non si possa credere per mancanza di consolidati studi in merito, anche in Italia la presenza di stampatrici era tutt’altro che eccezionale. Camuffate dietro la sottoscrizione di «eredi», le numerose vedove conducevano la stamperia maritale talvolta implementando ad ampliando la produzione libraria.14 Forti di un’esperienza maturata sul campo in quanto spesso figlie, e poi mogli, appunto di stampatori, esse acquisivano competenze certe di gestione tecnica ed economica dell’officina.
Nel caso specifico degli eredi Baldini, Laura Volpara e Vittoria Baldini si avvalgono delle capacità artigianali del mantovano Bartolomeo Gaetti che condurrà la stamperia Baldini dal 1618 al 1622. Forse la tipografia degli Osanna (che esercitarono fino al 1608) rappresentò per Bartolomeo il primo banco di prova, consentendogli di mantenere comunque, nel corso dei decenni, un contatto con i datori di lavoro gonzagheschi. Continuata poi l’attività a Modena presso Cassiani (in una lettera del 19 novembre 1619, presentando un libro al cardinale d’Este a Modena, dice: «V[ostra] S[ignoria] Ill[ustrissi]ma e Rev[erendissi]ma hebbi occasione di comandare a me, come altra volta mi venne fatto per opera di Monsig[nor] Querengo, quando si stampò l’Historia d’Henrico quarto, essendoci à Modona nella Stamperia del Cassiani, che con tal’occasione hebbi gratia di servire»),15 giunge quindi a Ferrara dopo il 1615 come collaboratore di Baldini, sostituendo probabilmente il figlio di questi scomparso nell’anno. I rapporti fra Baldini e Gaetti non dovevano però essersi concretizzati solo nel Seicento. Nelle note di pubblicazione degli Auisi noui delle molte vittorie de’ christiani, hauute contra i Turchi [...], stampata da Baldini nel 1595, si rileva la dicitura «Copiati fedelmente dal Gaetto». Il frontespizio dell’edizione non riporta il nome di alcun tipografo, ma quello di Baldini è esplicitato nel colophon. I rapporti fra i due, seppur saltuari, dovevano quindi essersi consolidati già negli anni Novanta del Cinquecento attraverso le collaborazioni fra il tipografo ferrarese e gli Osanna.
L’unicità dell’iscrizione non consente tuttavia di formulare ipotesi alcuna sul silenzio che ammanta la figura di Gaetti per circa vent’anni. Si può ipotizzare che Gaetti fosse una specie di lavorante specializzato impiegatosi, nel corso della vita, presso stamperie che fra loro intrattenevano contatti piuttosto stretti.
Alla morte di Vittorio, Bartolomeo continuò l’attività della stamperia per la vedova Volpara che esce di scena nel 1622.
Lascia, et uuole esso Codicillante, che sia amministratore della stamperia d’esso Codocillante m[esser]e Bartolomeo Gaetti detto il Mantoano come proffessore dell’arte della stamparia, acciò l’habbia a gouernare, et hauer cura di quella, come hà fatto sempre per il passato, et tuttauia fa [...] facendo d[et]to Gaetti l’istesso hà fatto, et fa in vita d’esso Codicillante in d[et]ta stamparia, nel qual Gaetti d[et]to Codicillante confida, che sia per esser fedele alla sua herede, et alla consorte d’esso Codicillante, alla quale d[et]to Gaetti douerà esser obediente del’istesso modo ch’è stato, et è à d[et]to Codicillante, al qual Gaetti d[et]to Codicillante lascia che sia data [...] prouiggione ò mercede mentre seruirà sud[det]ta stamparia scudi sei il mese, et più, et meno secondo parerà alli [signo]ri Secretario Magnanini, et [...] Cancelliere dell’Ill[ustrissi]ma Città di Ferrara et al tutore dell’herede d’esso Codicillante, et à quelli che pro tempore sarano secretarij, et cancellieri di d[et]ta Ill[ustrissi]ma Città et tutore, et Curatore pro tempore della Vittoria herede d’esso Codicillante, et in oltre che d[et]to Gaetti habbrà l’habitatione mentre servirà come di [...] nella Cam.[...] istessa della stamparia oue di p[rese]nte [det]to Gaetti staria. Al quale Gaetti d[et]to Codicillante lascia per ragione di legato, et ogn’altro miglior modo il già potuto, et puo un letto fornito da esserli dato dall’in[fradet]ta sua herede seguita la morte d’esso Codicillante. Et accioché il negotio della stamparia d’esso Codicillante camini auanti ne uadi a trauerso. Perciò d[et]to codicillante prega, et supplica l’Ill[ustrissi]mo et R[everendissi]mo [...] Legato di Ferrara, et quelli che pro tempore sarano a degnarsi per loro Benignità, et Clemenza à dare, et porgere ogni fauore, accioché d[et]ta stamperia sia essercitata a nome dell’herede d’esso Codicillante del modo che ha fatto, et fa d[et]o Codicillante.16
Gaetti ritorna in una missiva17 indirizzata al Magistrato dei Savi di Ferrara, nella quale, a distanza di qualche anno dalla scomparsa di Laura Volpara, chiede «di fauorirlo di qualche recognitione, e tanto più, poiche in altri tempi s’è usato di far il medesimo uerso di lui».18
Di lui si perdono poi le tracce. Forse, come la stamperia di Baldini, la sua esperienza venne incamerata da Suzzi, o forse rivolse la propria attenzione verso altre corti padane.
La tipografia Baldini è stata negli anni Novanta del Cinquecento nel pieno della produzione: consolida un’attività florida, che impegna carta e coinvolge numerosi autori, e continua nella media fino al 1611. Da quest’anno, la stamperia alla Campana evidenzia i primi segni di un calo di impegno, probabilmente di forze famigliari, fino all’epilogo delle tre edizioni, di incerta datazione e attribuzione, del 1621. La stessa produzione di bandi, grida e fogli volanti per la legazione subisce un drastico calo, fino a scomparire durante l’attività delle eredi, malgrado, come evidenziato più sopra, una esplicita richiesta in tal senso da parte di Vittorio Baldini stesso. Cessano anche le pubblicazioni musicali e le edizioni in società, così come le pubblicazioni siglate insieme alle realtà culturali ferraresi quali l’Accademia degli Intrepidi,19 sintomo di un decrescente impegno e di oggettive difficoltà nella conduzione della stamperia. Dal 1618 al 1621 vengono stampate solo dodici edizioni20 (il numero è sicuramente inferiore a quelle realmente emesse, soprattutto in considerazione del fatto che, almeno per il 1618 e il 1619 la tipografia continuò a stampare anche bandi e grida della Legazione, materiale difficilmente conservatosi e scarsamente recuperabile negli OPAC). Le eredi sono quindi impegnate in una attività estremamente limitare alla quale si sovrappone progressivamente quella di Francesco Suzzi.21
Per quanto concerne le dediche, ad eccezione del manifesto del 1619 (che d’ora in avanti non prenderemo più in considerazione trattandosi di tiratura con proprie peculiarità non associabili a quelle delle restanti undici edizioni monografiche), si nota che solo le Moderazioni, e dichiarazioni d’alcuni capitoli dell’arte della seta […] non presentano né una dedica, né un avviso al lettore. L’edizione in questione, che reca in frontespizio lo stemma cardinalizio di Giacomo Serra, è un opuscolo di sole sei carte posseduto dalla Biblioteca Ariostea di Ferrara. Tutte le altre contengono, talune sia sul frontespizio, sia nelle carte interne, una dedica in volgare o in latino. Caso particolare l’edizione 1621 della Corona di lagrime penitenti. Oda nell’incoronatione della beata Vergine del Carmine nella quale si rinviene una dedica a Caterina Turchi Mosti di Vittoria Baldini. È l’unica volta in cui l’erede Baldini esplicita chiaramente la sua implicazione nell’azienda famigliare. Lo fa con toni dimessi, in una dedica breve, utilizzando una capitale xilografica come unica decorazione:
ALL’ILLVSTRISSIMA | SIGNORA | Mia Sig.ra, e Padrona Colendiss.ma | LA SIGNORA CATERINA | TVRCA MOSTI. | VENGO a dedicare a V.S. | Ill.ma la presente Oda fatta | nell’Incoronatione della Beatis- | sima Vergine del Carmine, | che spero non sarà sdegnata | da V.S. Ill.ma sì perche le | viene da serua a lei humilissima, sì e maggior- | mente perche accenna (ancorche alla sfuggita) le lo- | di della Sacratissima Regina de’ Cieli, alla quale | V.S. Ill.ma conserua particolare deuotione. E con | ciò restando le bacio riuerentissima le mani. | Di Ferrara dalla propria Stampa il dì 6. Giu- | gno 1621. | Di V.S. Ill.ma | Humiliss. deuotiss. serua | Vittoria Baldini.
La dedica è tanto più interessante poiché si rivolge da donna a donna: il matronage femminile in ambito bibliografico non era così frequente, ma neppure così limitare ed irrilevante come si è portati a credere.22 In questo caso Vittoria si rivolge a colei che Cesare Orsini (1572?-post 1638),23 in un’edizione baldiniana del 1619, canta in occasione delle nozze con Cesare Estense Mosti. Caterina Turchi è discendente di una agiata e potente famiglia ferrarese e si è legata ad un esponente di un altrettanto facoltoso lignaggio che aveva rivestito un ruolo di rilievo nella società ferrarese fin dal tardo Medioevo. L’impostazione della dedicazione è classica: la dedicante si rivolge in termini dimessi («viene da serva a lei umilissima […] le bacio riverentissima le mani […] umiliss. devotis. serva») alla dedicataria coinvolta in virtù della devozione per la Madonna del Carmine. È noto che il riferimento a dedicatarie era spesso un mezzo per giungere all’attenzione del marito, o comunque del congiunto maschio, di questa. Non credo infatti che sia un caso che, prima nel 1619, quindi nel 1621, gli Estense Mosti si trovino coinvolti in due pubblicazioni baldiniane, seppur di tono minore e piuttosto dimesso. L’opera di Orsini del 1619 è infatti un opuscolo in volgare in 4° di 16 carte arricchito da qualche capitale e da alcuni frontoni xilografici. La marca entro cornice raffigurante la Sorte (MARTE24 220: un putto alato e bendato lancia tre dadi su un tavolo; a terra, un libro aperto, un arco e frecce spezzate; paesaggio con alture sullo sfondo. In una cornice figurata. Motto su un nastro: Sorte tandem) impreziosisce impostazione semplice del frontespizio. La dedica dell’autore ai due sposi, datata 10 febbraio 1619, è in volgare, stampata in corsivo e valorizzata da una capitale e da un fregio xilografici. Impostazione grafica analoga, sia per il frontespizio, sia per la dedica, dell’edizione 1621 della Corona di lagrime penitenti. Parliamo di un opuscolo in 4° di sole quattro carte non numerate. Al centro del frontespizio spicca lo stemma xilografico della Società di Santa Maria del Carmelo con il motto «Societas habitus S. Mariae Carmelitae». Dedica e testo dell’ode presentano una capitale xilografica, alla quale, nell’Oda, si aggiunge un fregio in apertura. Anche in questa edizione si assiste ad un alternarsi di caratteri: la dedica in corsivo, il testo in romano.
Due le edizioni con "Avviso al lettore": Vita del beato Francesco di Xavier del 1620, curata da Ottavio Magnanini (1574-1652)25 con dedica in volgare del curatore al cardinale Giacomo Serra; e il Compendio historico dell’origine, accrescimento, e prerogatiue delle Chiese del 1621 di Marc’Antonio Guarini (questa con dedica in volgare dell’autore ai santi martiri Giorgio e Maurelio, protettori di Ferrara, e al Comune di Ferrara). Entrambe le edizioni presentano la dedicazione anche sul frontespizio (nel caso della Vita, il nome del dedicatario è sostituito dallo stemma cardinalizio xilografico).
L’edizione della Vita è un corposo 8° illustrato da una xilografia riproducente Francesco Saverio (c. 5v) e con frontespizio incorniciato. Nell’avviso, il curatore stila una bibliografia ante litteram specificando da quali fonti ha tratto il testo pubblicato più oltre. Magnanini, docente dello Studio ferrarese, nonché segretario della Comunità dal 1602 fino alla morte, era stato anche segretario dell’Accademia degli Intrepidi. La sua attività letteraria, prevalentemente rivolta alla trattatistica, si esprime qui con un’opera commemorativa che celebra la beatificazione di Francesco Saverio avvenuta nel 1619. Qui lo vediamo nelle vesti dello studioso che certifica le fonti delle proprie ricerche citando Orazio Torsellini (1545-1599),26 Giovanni di Lucena (1550-1600)27 e Nicolò Orlandini (1554-1606)28 fornendo anche alcuni elementi che consentono di identificare con una certa precisione le edizioni di riferimento:
Il P. Oratio Tursellini con sei libri || in lingua latina fatti volgari per Ludo- || uico Serguglielmi, il P. Giouanni di || Lucena con diece in Idioma Portoghe- || [s]e trasportati nell’Italiano dal P. Ludo- || uico Mansoni, & vltimamente il P. Ni- || colò Orlandini nella Storia, che latino || ha della Compagnia di Giesù tessuta: || & a queste fontane, d’onde noi habbia- || mo tratti i nostri tre libri, potrà hauer || ricorso, chi fosse dalla sete, di ricerca- || re più al minuto alcuna di queste cose […].29
L’edizione del Compendio è un in in 4° di quasi cinquecento pagine. Sul frontespizio è presente una vignetta xilografica incorniciata raffigurante San Maurelio e San Giorgio (i dedicatari dell’opera) con stemma della città. Alla carta c. G6v del colophon è posta una delle marche tipografiche di Baldini: la campana in cornice con il motto sul nastro «Cominus et eminus». La dedica in volgare ai santi martiri Giorgio e Maurelio protettori di Ferrara e al Comune di Ferrara è presente sia nelle carte interne, sia sul frontespizio. Il «benigno lettore», alle cc. 3v-4r, è informato, sotto la decorazione di un frontone e di una capitale xilografici, delle difficoltà incontrate dal compilatore dell’opera (l’avviso non reca in calce alcuna firma ma, presumibilmente, è di mano del Guarini) nel reperire informazioni presso archivi privati, manoscritti e pubblica voce, addirittura imputando non a sé, ma a coloro che gli avrebbero negato le informazioni, le mancanze storiche e le imprecisioni del testo:
Ho trouata non piccola difficoltà || in trar di mano a molti molte di quelle cose, che alla chiarezza || dell’intrapresa Historia erano necessarie, anzi che per lo più do- || po hauerle molte volte mendicate mi sono state dalla maggior par- || te di coloro, che le haueuan negate, ed anche a bello studio oc- || cultate, con infinito disgusto, e trauaglio mio […]
Di modo, che se il benigno Letto- || re in leggendo questa mia fatica ritrouasse a sorte alcuna cosa, || che gli paresse in qualche parte difettosa, ò nel descriuere li Sog- || getti, le Azioni, le Famiglie, gli Epitafi, le Inscrizioni, ed al- || tro, che nell’opera si contenga, non voglia imputarlo a trascurag- || gine, ne a mancamento mio; ma si bene alla negligenza di chi || doueua, e poteua darne piena informazione, e non l’ha voluto fa- || re […]
Mentre la dedica e gli indici (le tavole poste in fine) sono stampati in corsivo, il testo si presenta in romano impreziosito da frontoni, finalini, iniziali e fregi xilografici. Marc’Antonio Guarini aveva precedentemente pubblicato con la stamperia baldiniana nel 1611.30 La Relatione della processione solenne fatta nella traslatione della immagine miracolosa della B. Vergine, a differenza del Compendio, si presentava come un breve opuscolo di ventiquattro pagine con una vignetta xilografica sul frontespizio raffigurante la Madonna col bambino.
L’attività editoriale di Vittorio Baldini per Ottavio Magnanini si attesta invece nelle tre edizioni pubblicate nel 161231 e 1614.32
Accanto ad autori già pubblicati da Vittorio, ve ne sono altri che fanno la loro comparsa durante l’attività delle eredi: le Ragioni, con le quali si dimostra che il lapis lazuli […] sono la prima opera di Baldassarri stampata per i torchi Baldini; analogo discorso per Ercole Piganti che si trova poi a collaborare con Francesco Suzzi. Così per Enea Rasi del quale, all’oggi, si conoscono solo le Nelle nozze degl'illustrissimi & eccellentissimi signori Paolo, e Caterina Savelli nell’edizione 1620 degli eredi Baldini. Anche di Federico Neri è nota solo l’edizione baldiniana 1621 della Corona di lagrime penitenti. Invece, più conosciuto presso lo Studio ferrarese, è il medico Giulio Recalchi «ferrariense doctore, & practicae medicinae lectore primario ad illustrissimam intrepidorum academiam» che, prima del De similarium corporum natura, & abditis eorum facultatibus commentarij duo del 1621, stampa con Baldini nel 1600 il De sarmatica iure consulta. Anche per Pierre Matthieu (1563-1621) l’esperienza tipografica ferrarese si colloca solo nel novero delle eredi Baldini. La scelta di ristampare queste traduzioni francesi testimonia l’ottimo successo ottenuto da Matthieu in ambito italiano, e non è quindi né un caso, né una peculiarità che le eredi abbiano deciso di misurarsi con queste pubblicazioni. Sia l’Elio Seiano, sia l’Historia delle prosperità infelici d'vna femmina di Catanea presentano la dedica in volgare al cardinale Bonifacio Bevilacqua nelle carte interne e sul frontespizio. L’Elio Seiano è un in 4° di centocinquantadue pagine con la marca della "Sorte" posta sul frontespizio. La dedica, come quella dell’Historia, sono a firma del Gelato Academico Humorista, la cui identità non è al momento rintracciabile. Nel Seiano la dedica, datata Roma 21 dicembre 1619, è preceduta da un frontone e da un fregio xilografici e aperta da una capitale anch’essa xilografica. In essa viene magnificata la virtù del cardinale: «fauoreuole à tutt’i || Letterati, & intelligentissimo d’ogni sorte di lettere».
L’Historia è un opuscolo in 4° di cinquantotto pagine, decisamente più modesto rispetto alla precedente pubblicazione. Il frontespizio riporta la marca non controllata della sfera armillare entro cornice. La presentazione della dedica è analoga a quella dell’edizione precedente: frontone, fregio e capitale xilografici impreziosiscono la pagina stampata in corsivo (la dedica del Seiano è invece in romano). La data in calce all’intitolazione al Bevilacqua reca: «Roma 29 dicembre 1619». L’Avvertimento al lettore, si direbbe ad opera dell’Autore, è preceduto, oltre che dalla dedica al cardinale, anche da una dedica al Re di mano di Matthieu.
Due le dedicatorie in latino: quella di Ercole Piganti al cardinale Giacomo Serra (1570-1623) nell’In funere illustrissimi comitis Alfonsi Strozzae oratio [...] del 1618; e quella di Giulio Recalchi agli Accademici Intrepidi nel De similarium corporum natura, & abditis eorum facultatibus commentarij duo del 1621. La prima è presente nelle carte interne, ma l’edizione riporta anche lo stemma cardinalizio inscritto in uno scenografico frontespizio xilografico costituito da una incisione a tutta pagina. L’opuscolo in 4° di sedici carte è particolarmente curato nell’impaginazione: alla dedica in corsivo segue il testo in romano, quindi una serie di odi ancora in corsivo entrambi impreziosite da frontoni, capitali, fregi e finalini xilografici. La dedica al cardinale legato di Ferrara conferisce enfasi ad una pubblicazione in onore di un eminente personaggio ferrarese che era stato anche Giudice dei Savi, di insegne famiglia. Nell’opera di Recalchi la dedica agli Accademici è presente sia nelle pagine interne, sia sul frontespizio; redatta in latino, presenta un frontone e una capitale. L’edizione, alla c. f3v, riporta anche una dettagliata «Errata quæ necessario corrigenda duximus» del testo.
Le Ragioni, con le quali si dimostra che il lapis lazuli si deue lauare [...] sono un ambizioso opuscolo di venti pagine stampato dalle eredi nel 1618 (la data nella dedica a c. A2v riporta: «20 aprile 1618» – la pubblicazione non è quindi più imputabile a Vittorio che era morto nel febbraio). Il testo, redatto dall’ «Aromatario alla Sempreuiua» Baldassarre Baldassarri, si rivolge agli «ECCELLENTISSIMI | SIGNORI MEDICI | del Collegio di Ferrara», come indicato nella dedica posta nelle carte interne.
L’epitalamio di Enea Rasi del 1620 Nelle nozze degl'ill.mi & eccell.mi ss.ri Paolo, e Caterina Savelli […] è una riedizione ferrarese di una presunta precedente tiratura cesenate, come indicato dal frontespizio, ma della quale non si hanno notizie negli OPAC italiani. L’elegante frontespizio prelude ad una dedica dell’autore a Fabrizio e Artemisia Savelli, zio (cardinale) e madre della sposa. Frontespizio, dedica e testo sono incorniciati da una semplice decorazione che torna nei fregi e nelle capitali che abbelliscono tutto l’opuscolo. La ricchezza della pubblicazione, maturata in ambito romagnolo – l’autore sigla la dedica con la dicitura «di Rimino», e i due luoghi di stampa, Cesena e Ferrara, confermano l’appartenenza territoriale dell’opera – si deve all’importanza della famiglia Savelli, e delle nozze fra i rappresentanti di due rami della famiglia stessa: Caterina dei Signori di Ariccia, e Paolo primo Principe di Albano.
La carrellata sull’impianto dedicatorio delle edizioni delle eredi Baldini testimonia una impostazione grafica della pagina non omogenea, e altalenante. A pubblicazioni quasi sontuose e particolarmente curate, si alternano opuscoli dimessi. In tutte le pubblicazioni il livello encomiastico dell’appello non tradisce alcuna novità, riproponendo lo schema classico dell’invocazione adulatoria profondamente legata alla dimensione territoriale: il dedicatario è quasi sempre un legato pontificio (Giacomo Serra), un potete cardinale del luogo (Bonifacio Bevilacqua), un rappresentante della vita culturale cittadina (gli Accademici Intrepidi, i medici del Collegio), l’esponente di un’autorevole famiglia locale (Cesare Estense Mosti e Caterina Turchi, Fabrizio e Artemisia Savelli), se non addirittura un’autorità ‘ideale’, quali per esempio i santi Maurelio e Giorgio, protettori di Ferrara. Un elenco di riferimenti che denuncia il provincialismo della produzione baldiniana degli ultimi tempi e ne connota il corto respiro editoriale.
Appendice. Corrispondenza inedita degli eredi Baldini e di Bartolomeo Gaetti33
post febbraio 1618
[indirizzata al Cardinale d’Este, non firmata ma di Bartolomeo Gaetti]
Ill.re et Re.mo Sig.re
Vittorio Baldini seruo di V.S. Ill.ma et Re.ma passò a miglior uita, et lasciò herede sua moglie, et una figliuola d’un suo figliolo, di quel carico, che possedeua, che in sostanza è la Casa doue habitano, et la stamperia. Auuenne, che per essere femine non poterono ottenere il Priuilegio, che il detto Baldini possedeua dalla Re.da Camera, et così furono escluse, et fù dato il detto Priuilegio ad un Francesco Suzzi Merzaro [?]. Dopo di questo le povere Heredi furono escluse di non potere stampare cosa alcuna fori à quest’hara[?]. Hora l’Ill.mo et R.mo Sig. Cardinale Beuilacqua occorrendole fare stampare un’Opera gli è parso di seruirsi de’ detti Heredi, et così n’ha ottenuto la licenza: doue, che con tal’occasione essi procurano col mezzo di detto Signore ottenere la bramata licenza di stampare ancora altre cosette, acciò in tal modo si possano sostenere, non hauendo cosa alcuna di fermo se non quel tanto, che si può cauare dalla stamperia. Sì che dunque stando la [...] di ciò, confidano, che V.S. Ill.ma e R.ma proteggerà così giusta causa, trattandosi d’vna vedoua ed d’una pupilla, et le sarà fauoreuole appresso l’Ill.ma et R.mo Sig. Cardinal Legato, et anco all’Ill.mo et R.mo Cardinal Beuilacqua che oltre, che sarà apena [?] grata à sua [...], le serue terranno perpetua obligatione à V.S. Ill.ma e R.ma Quam Deus.
1619
[indirizzata a Modena al Cardinal d’Este]
Sò benissimo, che M. Vittorio Baldini fù sempre seruidore di V. S. Ill.ma e Re.ma et però anch’io per non essere inferiore à lui del medesimo affetto, hò giudicato bene d’inuiarle queste coserelle, per essere frutti della sua stampa, et con esse l’incluso memoriale, acciò essa si degni di proteggere li suoi Heredi, che con cordial’affetto in gratia se le raccomandano, et ancora far in modo, che V.S. Ill.ma e Re.ma habbi occasione di comandare a’ me, come altra uolta mi venne fatto per opera di Monsig. Querengo, quando si stampò l’Historia d’Henrico quarto, essendoci à Modona nela stamperia del Cassiani, che con tal’occasione hebbi gratia di seruire V.S. Ill.ma e Re.ma alla quale con quel maggior affetto, che si può sperare da un partial seruidore le faccia humilissima riuerenza. Di Ferrara il dì 19 Nouembre 1619. Di V.S. Ill.ma et Re.ma Ser.re Humiliss. Bartolomeo Gaetti
1620
[indirizzata a Modena al Cardinal d’Este]
Ill.mo e Re.mo Sig.re
Tutte le uolte, che si stamperanno cose nuoue in cotesta stamperia, sarò sempre pronto à farne parte à V.S. Ill.ma e Re.ma sè per obligo hereditario dal già M. Vittorio Baldini come anco per adempiere in parte quella molta osseruanza, che tengo alla benignità di V.S. Ill.ma. Hora dunque le mando il presente libro, che hora è uscito alla luce, e ciò faccio tanto più che uolentieri, quanto, che sò benissimo, ch’ella si compiace di simili componimenti.34 Et intanto con ogni possibile affetto alla protettione di V.S. Ill.ma et R.a mi raccomando, et le faccio humilissima riuerenza. Di Ferrara il dì 25 Febraro 1620. Di V.S. Illma et R.ma Humiliss. Ser.re Bartolomeo Gaetti
1626 o 1628?
[indirizzata al Giudice e al Maestrato dei Savi di Ferrara]35
Ill.mi S.ri
Bartolomeo Gaetti detto il Mantouano soprastante nella stampa Camerale, et humiliss.o seruidore delle A.V.V. Ill.me sì come è stato pronto, e fedele in seruirle, in tante, e diuerse cose, che sono occorse sotto il presente Ill.mo Mag.to così ardisse riuerentemente supplicarle à degnarsi di fauorirlo di qualche recognitione, e tanto più, poiche in altri tempi s’è usato di far il medesimo uerso di lui. Il benefitio sarà rileuante al seruo, poiche dipenderà dalle loro benignità, et ne terrà perpetua obbligatione alle S.rie loro Ill.me Quam Deus.
Missive di altri il cui interesse è legato a Baldini
post 1618
[indirizzata al Prencipe di Modona]
Ser.mo Prencipe
Essendo morto à Ferrara il Baldino stampatore, desiderano i Suzzi quella stamperia, et il loro desiderio non sarà senza speranza di adempimento, quand’habbino l’aiuto del Marchese Bentiuoglio, il quale può con una sola parola liberargli dalla molestia, che da loro il Sig.re Otauio Magnanini. Et potrebbe ancora facilitar meglio con legame di parentela il neg.o se cercasse di conchiuder matrim.o tra una figlia del defunto sud.o, et un fig.lo di Francesco Suzzi. A V.A. si fà ricorso, perche uoglia raccomandar efficacemente a detto marc.e questi due [...] et la gratia sarà riceuuta per segnalata, con obligo uerso la Ser.ma persona di V.A. Quam Deus.
V. S.
Note
Tutti i siti web citati in testo, note e bibliografia sono stati controllati per l’ultima volta il 2 maggio 2018.
1 Tipografo veneto (veneziano o della provincia di Treviso) attivo a Ferrara come stampatore ducale fino al 1598 e come stampatore camerale a partire da quell'anno. Nato verso il 1546, iniziò come lavorante nell’officina di Francesco Rossi il giovane. Fu il tipografo dell'Accademia degli Intrepidi per cui disegnò ed incise l'emblema. Lavorò sia da solo che in società con Giulio Vassalini e con Benedetto Mammarelli. La sua officina tipografica si trovava nel Borgo dei Leoni al cantone detto «della Campana»; la sua libreria era all'insegna della Fenice, forse perché appartenuta in passato ai Giolito. Una delle sue edizioni risulta stampata a Venezia, ed è possibile che abbia lavorato anche a Mantova. Fu anche editore musicale. Morì a Ferrara il 18 febbraio 1618; suoi eredi furono la seconda moglie, Laura Volpara, e la nipote Vittoria. Dei suoi figli, uno divenne gesuita, un altro, Vittorio, marito di Isabella, figlia di Giovanni Battista Ciotti, morì prima del padre (fonte: EDIT16). Sulla vicenda biografica e tipografica di Baldini si veda, oltre alla mia tesi di dottorato Cominus et eminus: la tipografia alla Campana. Annali di Vittorio Baldini (1575-1618) e dei suoi eredi (1618-1621), anche il mio contributo Vittorio Baldini, stampatore alla Campana. Storia di un tipografo fra Ducato e Legazione in «Schifanoia», 38-39 (2010), Pisa-Roma, Serra, 2011.
2 Archivio di Stato di Ferrara (d’ora in poi ASFe), Archivio notarile antico Ferrara 1334-1856, primo fascicolo, pacco 3. Il testamento venne rogato dal notaio Rinaldo Amatore[i] Negrini, l’8 febbraio 1618.
3 Archivio di Stato di Modena (d’ora in poi ASMo), Archivi per materie, Stampa e stampatori, busta 36/a.
4 Atto rogato dal notaio Negrini, ASFe, Archivio notarile antico Ferrara 1334-1856, primo fascicolo, pacco 3. La relazione fra Baldini e Ciotti testimonia, ancora una volta, la diffusa abitudine fra i tipografi di contrarre matrimoni fra famiglie di stampatori, al fine anche di preservare le dotazioni dell’officina.
5 Atto rogato dal notaio Negrini, ASFe, Archivio notarile antico Ferrara 1334-1856, primo fascicolo, pacco 3.
6 Ibidem.
7 Ibidem.
8 Si vedano più oltre i dati bibliografici dell’edizione.
9 ASFe, Archivio notarile antico Ferrara 1334-1856, primo fascicolo, pacco 3.
10 La campana è stata spesso utilizzata da Vittorio Baldini come marca tipografica, trovandosi la sua stamperia ubicata in prossimità dell’Osteria alla Campana nell’attuale via Borgo Leoni di Ferrara.
11 La lettera non è firmata, ma la grafia è di Bartolomeo Gaetti che, evidentemente, in tale periodo, cura gli interessi della stamperia.
12 Dal libro dei defunti (ASFe, Archivio storico comunale, Libri dei defunti, XVI 1622, c. 54v) del 1622 risulta che Laura Volpara, figlia di Matteo, cittadina di Ferrara per privilegio dal 1613 insieme al primo marito, Aurelio Piazza (provenienti entrambi da Reggio), morì il 23 agosto 1622 e venne sepolta nella chiesa di San Domenico. Questo probabilmente spiega perché l’attività imprenditoriale degli Eredi Baldini cessi con il 1621 (le 2 cc. intitolate Lettera scritta dal Recalco al Cauazza sono attribuite alla stamperia solo per un riscontro di caratteri e non perché siglate dagli Eredi).
13 Si veda il mio contributo Il catalogo editoriale 1602 di Ciotti, analisi e confronto con il coevo catalogo di Meietti in «Bibliothecae.it», ottobre 2016 (https://bibliothecae.unibo.it/article/view/6395).
14 Si vedano a tal proposito i recenti studi in Donne in editoria / Women in publishing, a cura di R. Cesana, «Bibliologia», X, 2015; e in V. Sestini, Donne tipografe a Messina tra XVII e XIX secolo, Pisa-Roma, Fabrizio Serra, 2015.
15 Si veda in appendice la trascrizione della lettera. L’edizione a cui Gaetti si riferisce è la Historia della morte d’Henrico quarto re di Francia, e di Navarra stampata a Modena nel 1615. Si potrebbe congetturare che Baldini, conoscendo la perizia con la quale Bartolomeo Gaetti lavorava presso Cassiani, abbia deciso di chiamarlo a Ferrara per affidargli la stamperia all’indomani della morte del figlio e trovandosi probabilmente in difficoltà.
16 ASFe, Archivio notarile antico Ferrara 1334-1856, primo fascicolo, pacco 3.
17 Si veda la trascrizione della lettera datata 1626 o 1628 in appendice.
18 Vd. infra, nota 36.
19 L’Accademia degli Intrepidi, fondata nel 1601, era il più importante istituto culturale della Ferrara della Legazione con sede nel teatro stabile (progettato da Giovan Battista Aleotti in San Lorenzo era stato ricavato da un vecchio granaio di proprietà del duca Cesare d'Este). Si veda la voce redatta da Armando Quintavalle ed Elena Povoledo in Dizionario biografico degli italiani Volume 2 (1960).
20 Nel 1618: Ercole Piganti, In funere illustriss[imi] comitis Alfonsi Strozzae oratio [...], di [Ferrara], Excussa Camerali Typographia, 1618; Moderazioni, e dichiarazioni d’alcuni capitoli dell’arte della seta […], In Ferrara, nella stampa camerale, 1618; Baldassare Baldassari, Ragioni, con le quali si dimostra che il lapis lazuli si deue lauare [...], di Ferrara, nella stampa camerale, 1618. Nel 1619: Pierre Matthieu, Elio Seiano di Pietro Mattei historiografo del re’ cristianissimo. Tradotto dal francese, nella lingua italiana, dal Gelato Academico Humorista [...], In Ferrara, nella stamperia de gli eredi di Vittorio Baldini, 1619; ancora Id., Historia delle prosperità infelici d'vna femmina di Catanea Gran Siniscalca di Napoli, di Pietro Mattei. Tradotta dalla francese, nella lingua italiana, dal Gelato Academico Humorista [...], In Ferrara, nella stamperia de gli heredi di Vittorio Baldini, 1619 (Colophon a c. D8v: In Ferrara, nella stamperia de gli heredi di Vittorio Baldini, 1619); Cesare Orsini, La fede epitalamio di Cesare Orsino. Nelle nozze degli illustrissimi SS. conte Cesare Estense Mosti et Catherina Turchi, In Ferrara, nella stamperia camerale, 1619; e il manifesto Editto del Sant'Officio dell'Inquisitione di Ferrara, contro quelli, che stampano, o diuulgano indulgenze false, & contra alcuni libri prohibiti, & perniciosi, In Ferrara, nella stamperia de gli heredi del Baldini, 1619. Nel 1620: Vita del beato Francesco di Xavier della compagnia di giesu’. Raccolta da vari scrittori, e ristretta in tre libri; e data in luce ad instanza del sig. Ottauio Magnanini [...], In Ferrara, presso gli Eredi di Vittorio Baldini, 1620; Enea Rasi, Nelle nozze degl’ill.mi & eccell.mi ss.ri Paolo, e Caterina Savelli principi di Albano canzone et in lode della casa Savella […], In Cesena, e ristampata in Ferrara, presso gli heredi di Vittorio Baldini, 1620 (Colophon a c. C15r: In Cesena, e ristampata in Ferrara, presso gli heredi di Vittorio Baldini, 1620). Nel 1621: Marc’Antonio Guarini, Compendio historico dell'origine, accrescimento, e prerogatiue delle Chiese, e luoghi pij della citta, e diocesi di Ferrara, e delle memorie di que' personaggi di pregio, che in esse son sepelliti: [...] opera non meno curiosa che diletteuole descritta per D. Marc'Antonio Guarini ferrarese [...], In Ferrara, presso gli heredi di Vittorio Baldini, 1621; Federico Neri, Corona di lagrime penitenti. Oda nell’incoronatione della beata Vergine del Carmine [...], In Ferrara, presso gli Heredi di Vittorio Baldini, 1621; Giulio Recalchi, De similarium corporum natura, & abditis eorum facultatibus commentarij duo, Ferrariae, ex typographia Haeredum Victorij Baldini, 1621. Quest’ultima edizione presenta sul frontespizio una interessante veduta frontale di città turrita sopra la quale emerge, da nuvola, una mano che regge una catena (vignetta entro riquadro con il motto: «Ecce nova facio omnia»). Delle dodici edizioni stampate dalle eredi si notino le due traduzioni dal francese del Gelato Academico Humorista di opere di Pierre Matthieu e il manifesto del 1619 sui libri.
21 164 edizioni censite in SBNAntico (ultima consultazione maggio 2018), di cui 4 nel 1619 (due con datazione certa, una delle quali, gli Ordini da osseruarsi, per lo buon gouerno dell'Abbondanza perpetua ... testimoniano già il coinvolgimento dello stampatore nell’attività istituzionale della Legazione), 16 nel 1620, 12 nel 1621 e 1622.
22 Sul matronage nelle dediche si vedano i miei contributi: Il sistema delle dediche nella produzione degli Osanna. Le donne Gonzaga nella storia della stampa cinquecentesca mantovana, in Donne Gonzaga a Corte. Reti istituzionali, pratiche culturali e affari di governo, a cura di C. Continisio e R. Tamalio. Roma, Bulzoni, 2018, p. 417-430; Le dediche a donne nelle edizioni Osanna. Note e trascrizioni in «Civiltà mantovana», a. LII, 44, 2017, p. 64-91; Donna in dedica nella stampa agiografica del ‘700, in «Paratesto», 5, 2008, pp. 175-184.
23 Su Cesare Orsini si veda la corrispondente voce di Franco Pignatti in Dizionario biografico degli italiani vol. 79 (2013), ad vocem.
24 Marche Tipografiche Editoriali: Base dati contenente marche delle edizioni italiane del XVII secolo (http://193.206.215.10/marte/).
25 Per le note biografiche si veda la voce di Lorenzo Carpané in Dizionario biografico degli italiani , vol. 67 (2006).
26 Della Vita del b. Francesco Sauerio il primo della Compagnia di Giesù […] di Orazio Torsellini, tradotta da Ludovico Serguglielmi, si conoscono tre edizioni: due di Cosimo Giunti stampate a Firenze nel1605 e 1612, e una stampata a Milano da Girolamo Bordone e Pietromartire Locarni nel 1606.
27 Di questa Vita del b. p. Francesco Xauier della Compagnia di Giesu […] di Joao de Lucena tradotta da Ludovico Mansoni si conosce la sola edizione romana di Bartolomeo Zanetti del 1613.
28 Qui si fa riferimento alla Historia Societatis Iesu stampata a Colonia da Anton Hierat nel 1615, ovvero all’edizione romana della stessa stampata nel 1610 da Bartolomeo Zanetti.
29 Cc. 4v-5r.
30 Sempre nel 1611 troviamo il Panegirico di Cesare Orsini prima delle due opere che l’autore stamperà con la tipografia della Campana (La fede, che analizzeremo più oltre, è del 1619).
31 Si tratta dell’in 4° della Relazione del torneo a cauallo, e a piedi, fatto questo Carneuale in Ferrara per ordine dell'Accademia di 64 pagine.
32 Si tratta degli Intramezzi dell’Idalba tragedia un 12° con stemma dell’Accademia degli Intrepidi sul frontespizio, e de L’Alceo fauola pescatoria d’Antonio Ongaro […] Descritti, e dichiarati dall’Arsiccio accademico Ricreduto. Aggiuntici appresso alcuni Discorsi del medesimo Arsiccio sopra ciascheduno Intramezzo un corposo in 4° con lo stemma del dedicatario sul frontespizio.
33 Ove non diversamente indicato la corrispondenza qui trascritta è conservata in Archivio di Stato di Modena (ASMo), Archivi per materie, Stampa e stampatori.
34 Non si è in grado di definire a quale componimenti si riferisca Gaetti.
35 Questa collocata in Archivio di Stato di Firenze (ASF), Archivio storico comunale. Serie finanziaria XVII, allegrezze e commemorazioni, b. 29 foglio 2. Spese per cancelleria e stampa.