1, 2007 | ||
Saggi |
Abstract |
Anna Bellato
Sui testi con destinatario effimero in Fantoni
«Eliminazione + addizione ulteriore: si tratta chiaramente della formula di sostituzione del dedicatario, operazione indubbiamente più rara della semplice eliminazione poiché aggrava l'abbandono con un'infedeltà». Così si esprime Genette1 a proposito della possibilità di sostituzione di un destinatario di un'opera con un altro. Le raccolte poetiche di Fantoni recano solitamente una dedica2 generale del libro, e numerosi destinatari per i singoli componimenti. La scelta di una dedica per un'opera3 comporta delle decisioni ponderate e giustificate, che probabilmente sono più impegnative e definitive di quelle che portano un autore a celebrare i destinatari delle singole poesie. Dunque, è poco probabile nel panorama settecentesco trovare una pubblicazione che nella sua ristampa rechi un destinatario diverso dalla prima edizione. Uno dei rari esempi di questo tipo sta proprio nell'opera poetica di Fantoni: la raccolta di odi pubblicata nel 1782 «A bordo del Formidabile […] Con Permesso dell'Ammiraglio Rodney»4 reca la dedica all'imperatrice Caterina II di Russia;5 ad alcuni esemplari dell'edizione del 1782 «fu rifatto il frontespizio e mutata la data e la dedica. A quella all'imperatrice Caterina II venne sostituita quella al Rodney, scritta da Fivizzano il 10 febbraio 1783»;6 nell'epistolario non ci sono tracce di rapporti diretti o richieste di autorizzazione per queste dediche, come accadeva di prassi all'epoca. Questo caso è un primo esempio che dimostra come Fantoni non considerasse affatto il senso delle gerarchie e si comportasse di conseguenza nelle dediche dei suoi componimenti. Infatti, sono numerosi i casi di poesie nate con un destinatario, che poi, nel corso del tempo, in seguito a revisioni e rimaneggiamenti, è stato cambiato. Il caso di Fantoni potrebbe non essere isolato, data la minore importanza, nel contesto dell'opera, del personaggio a cui è diretta una singola poesia rispetto a quello che riceve un'intera raccolta, ma l'ipotesi andrebbe supportata attraverso uno studio, tra la fine del Settecento e i primi dell'Ottocento, su un campione significativo di autori dei quali si dovrebbero analizzare «le numerose raccolte di poesie, di novelle o di saggi in cui quasi ogni componente reca una sua dedica particolare, oltre, in alcuni casi, alla dedica generale della raccolta».7
Per quanto chi ricevesse una sola poesia all'interno di una silloge non avesse, probabilmente, obblighi economici o di altro tipo di riconoscenza nei confronti dell'autore («la dedica [di un volume] è […] generalmente un omaggio remunerato»),8 si può comunque affermare che alla base della scelta di una persona a cui destinare un solo componimento ci sia la stessa gamma di motivazioni che spingevano l'autore a individuare un dedicatario per l'intera opera. Ma sembra che sia più facile variare il destinatario alla singola lirica piuttosto che all'intero libro, e i casi che vedremo riguardano questo particolare aspetto.
Prima di procedere all'esemplificazione in Labindo, mi sembra opportuno accostare le dediche fantoniane per la singola poesia a quelle «epigrafiche predilette dai romantici»9 e a quelle «di carattere privato»10 che si trovano nelle prime raccolte di Foscolo, e che hanno una connotazione affettiva, se chiamano in causa amici e parenti, o manifestano l'intento di omaggiare un altro poeta o studioso prendendo atto della sua importanza come maestro e attento lettore. Inoltre, Fantoni si può accostare a Manzoni nella sua dedica di Marzo 1821, ode per la quale «la scelta del destinatario, poeta-soldato morto poco più che ventenne per la difesa della patria, è più importante di ogni indicazione sull'opera dedicata, e delinea il nuovo impegno civile dello scrittore».11
Con questo non si vuol certo dire che in Labindo ci fosse un chiaro intento di modificare la prassi della dedica, bensì che lo spazio all'interno del libro, libero da ogni tipo di obbligo già risolto con la designazione del destinatario in apertura del volume, poteva offrire la possibilità di comprendere nell'omaggio altre persone, più o meno potenti, più o meno vicine all'autore, e di dare chiare indicazioni sui temi dei componimenti, sull'impegno politico e sulla volontà di offrire un esempio civile e didattico per i lettori, soprattutto se giovani. Inoltre, l'autore non si precludeva la possibilità di fare sostituzioni tra i dedicatari. Se, dunque, già da ora si può sostenere che la dedica alla singola poesia sia un luogo del peritesto piuttosto duttile (e probabilmente non solo per Fantoni, ma anche per i suoi colleghi contemporanei), restano da discutere i motivi di questa instabilità, la possibilità o meno che il destinatario sia coinvolto nella genesi dell'ode, le vicissitudini e i rapporti personali intercorsi tra il poeta e i suoi dedicatari, i cambiamenti politici che potevano gettare una luce nuova su un determinato personaggio a scapito di un altro.
Fantoni era certo cosciente dell'importanza della dedica nel suo tempo. Si veda l'ode seguente, un componimento metatestuale sulla pratica delle dediche, e più precisamente sulla delusione di un autore di fronte al mancato compenso che si aspettava dalla sua dedica. Un argomento delicato e importante, ma che non ha precluso a Fantoni la possibilità di variare il destinatario: il primo era un non meglio precisato Julo (citato anche al v. 1 e poi sostituito dal nuovo nome attraverso delle cancellature a penna), che poi il poeta sostituì con il librettista Ranieri de' Calzabigi,12 in Arcadia Liburno Drepanio:
A Ranieri de' Calzabigi (di Livorno) Che sperava di ottenere una pensione da un ministro dedicandogli una sua Opera |
||
Ranier, che vegli di lucerna al lume L'intere notti a steril libro intorno? Folle! a che fuggi, pria che sorga il giorno, L'ozio, e le piume? |
||
Signor del mondo è l'interesse; Vani sono i talenti, i Mecenati rari; Prodighi in detti, in ricompense avari Molti i Sejani. |
||
Stà [sic] sulla soglia delle Corti infide Lacero il Merto, e inonorato il Prode; Per l'empie sale la bilingue Frode Passeggia, e ride. |
||
Servi ai capricci dei potenti, aduna Modesti vizi, cela in sen l'angoscia, Sarai l'Antinoo, il Mazzarino, il Coscia Della Fortuna.13 |
Costa, a che giovano sospiri e lagrime, S'oltre la Stigia sponda inamabile Priego mortal non giunge A Pluto inesorabile? |
Vaccà, che giovano sospiri, e lagrime S'oltre la Stigia sponda inamabile Priego mortal non giunge A Pluto inesorabile; |
|
Se tutti vittime dell'Orco pallido Dobbiamo sul languido Cocito scendere, Nè può donata Cloto La forbice sospendere? |
Se tutti vittime dell'Orco pallido Dobbiam sul languido Cocito scendere, E le precarie, e brevi Ricchezze al Fato rendere? |
|
Godiamo i candidi giorni del vivere, Finchè le giovani forze non mancano, Finchè di unguento sparse Le chiome non s'imbiancano. |
Godiamo i candidi giorni del vivere, Fin che le giovani forze non mancano, Fin, che cinte di rose Le chiome non s'imbiancano. |
|
Assisi al tepido spirar di zeffiro Di un rio sul margine, cantiam le tenere Pugne di Bembo, e l'armi In voto appese a Venere. |
Assisi al tepido spirar di Zeffiro Dell'umil Carfalo vicino all'argine Cantiam del tuo Metàto Sul coltivato margine |
|
Di Bacco i facili doni, e di Pallade; Cantiam le timide Grazie, le tenere Pugne d'amore, e i vezzi Di non proterva venere. |
||
D'affanni in traccia fra l'armi sudino D'oro, e di gloria superbi, ed avidi, Scorran la terra, e il mare L'Anglo, ed il Gallo impavidi; |
||
Tu, ignoto agli invidi, vivi nel rustico Ozio del nitido patrio ricovero: Così morrai da saggio D'oro, e rimorsi povero. |
Musa, lacero il crin, sciolta la vesta, Col plettro lamentevole Su quel sasso t'arresta. |
Musa, lacero il crin, sciolta la vesta, Con l'arpa lamentevole Su quel sasso t'arresta. |
|
In ferreo sonno, nella muta pace Dell'urna lacrimevole Il pio Grimaldi giace. |
Qui nell'orrore taciturno ascosa Dell'urna lacrimevole Una madre riposa; |
|
Grimaldi, a cui l'eguale invan richiede Giustizia incorruttibile, La Verità, la Fede. |
Madre, di cui l'egual richiede invano La fama incorruttibile, Fra le figlie di Giano. |
|
German, perché non eri a lui presente Nel momento terribile? Or lo piangi… e non sente. |
Perché, amico, non eri a Lei presente Nel momento terribile? Or la piangi…., e non sente. |
|
D'Eternità nella beata reggia, Lungi da questo esiglio, Sulle sfere passeggia. |
Indarno speri impietosir la sorte E indarno tenti frangere I Decreti di morte. |
|
È giunto in porto; noi siamo in tempesta: Tergi, Fantoni, 'l ciglio; Infelice è chi resta. |
È giunta in porto; noi siamo in tempesta: Cessa per lei di piangere: Infelice è chi resta. |
Notari mio, non credere In caste membra vergine la mente; |
Leopoldo mio, non credere In caste membra vergine la mente;32 |
Dai lunghi studj dell'amica sposa Lieto riposa fra le caste braccia, E fra i giuochi, e i precetti l'amorosa Garrula prole sorridendo abbraccia. |
||
[...] | ||
Saggio Garampi, che del vero al fonte Disseti il labbro, ne [sic] di merto povero Dall'ostro il merchi, e sul Falisco monte Porgi alle Muse, e alla Virtù ricovero, |
Figlio dell'Alpe che la gelid'onda Bagna del Roja, cui d'eterna gloria L'ardito nome, e il nero crin circonda Il lauro dell'Elvetica vittoria |
|
Se scritto è in Ciel, che tu sostenga il pondo Dell'auree Chiavi del supremo Tempio E la pace d'Augusto, e i dotti al mondo Giorni tu renda sul mediceo esempio, |
Se in riva al Po' [sic], se in riva a Tebro torni, Se l'empia domi ferità Vandalica, Se riconduci i desiati giorni Della tradita libertade Italica, |
|
Quanta il destin gloria di + +!… Immensa + + Tu dall'eterna + +azio Propizia ascolta i voti miei; compensa Degli affanni sofferti Italia, e il Lazio |
Qual ti serba il destin di lode immensa Giusto tributo. Di trionfi sazio Cercando i buoni, odiando i rei compensa Degli affanni sofferti Italia, e il Lazio. |
È questo il lucido giorno, che nascere Vide il magnanimo Carlo […]. |
È questo il lucido giorno, in cui nascere Con fausto augurio l'oppressa America Vide il suo Fabio […]. |
|
[...] | [...] | |
Co i Regi alberghino, d'Europa spingano | Co i Regi alberghino, dal mondo spingano | |
[...] | [...] | |
Monarchi e Popoli. Pace e Giustizia | Governi48 e Popoli. Pace e Giustizia |
Franklin tuo figlio, che di ferro armato Rapì dal cielo i fulmini stridenti, Cui diede l'arte di creare il fato Libere Genti. Miralo; Ei scende! Del novello Mondo Ride la speme sul tranquillo aspetto, Ma l'ire, e i voti dell'Europa in fondo Gemon del petto. L'adulta prole, che emularlo brama, Offre alla figlia il genitore antico. Padre la Patria; ogni stranier lo chiama Fratello e Amico. |
A. B.
Note
1 G. Genette, Soglie. I dintorni del testo, a cura e trad. di C. M. Cederna (Seuils, Paris, Seuil, 1987), Torino, Einaudi, 1989, p. 126. Salvo altra indicazione, nelle citazioni i corsivi e i maiuscoletti sono del testo.
2 Non c'è nelle edizioni del 1801 e del 1806, fra quelle pubblicate in vita che si trovano in bibliografia.
3 Per questo aspetto delle dediche di Fantoni rimando a S. Garau, Dedicatorie dell'Italia napoleonica (1796-1814). Tra continuazione e rottura degli schemi della dedica, Relatrice M. A. Terzoli, Lizentiatsarbeit Universität Basel, 2002.
4 G. Sforza, Contributo alla vita di Giovanni Fantoni (Labindo), Genova, Tipografia della Gioventù, 1907, p. 318.
5 «La dedica [a Caterina II] rappresenta una testimonianza della fiducia nutrita dal Fantoni nei princìpi del dispotismo illuminato» (G. Fantoni (Labindo), Epistolario (1760-1807), a cura di P. Melo, Roma, Bulzoni, 1992, p. 84). Una spiegazione per il cambio di destinatario voluto da Fantoni negli esemplari cui furono cambiati frontespizio e data si potrebbe ravvisare in quanto afferma l'autore nella lettera dedicatoria a Rodney: «Millord Rodney, I vostri trionfi hanno meritata l'attenzione dell'universo ed io nel filosofico ritiro in cui vivo da quasi un lustro, ho riscosso la cetra per celebrarli» (ivi, pp. 103-04).
6 Sforza, Contributo alla vita cit., p. 322.
7 Genette, Soglie cit., p. 125.
8 Ivi, p. 117. Si ricordino i casi di dediche che non richiedevano un compenso in denaro, ma che «miravano semmai ad acquisire un ulteriore pregio all'opera con l'indirizzo ad un personaggio famoso» (M. Paoli, L'autore e l'editoria italiana del Settecento. Parte seconda: un efficace strumento di autofinanziamento: la dedica, in «Rara Volumina», i, 1996, pp. 71-102, a p. 81): ritengo sia questo il caso della dedica per la singola poesia.
9 M. A. Terzoli, I testi di dedica tra secondo Settecento e primo Ottocento: metamorfosi di un genere, in Dénouement des lumières et invention romantique, Actes du colloque de Genève, 24-25 novembre 2000, Réunis par G. Bardazzi et A. Grosrichard, Genève, Droz, 2003, pp. 161-92, a p. 171.
10 Ivi, p. 175.
11 Ivi, p. 190.
12 Fantoni frequentò Calzabigi durante il suo soggiorno napoletano, dal settembre del 1785 al 1788 (si trovava a Roma già nell'agosto del 1788), ma mantenne con lui un contatto epistolare (una lettere di Fantoni a Calzabigi reca la data 15 ottobre 1791); l'ode in oggetto ebbe una prima stesura nel 1787 e una riscrittura nel 1790-91. Si richiede a proposito di questo componimento un supplemento d'indagine per individuare a quale delle opere di Calzabigi Fantoni facesse riferimento; mi ripropongo di integrare presto l'informazione nel commento della poesia a conclusione della mia tesi di dottorato.
13 Ms. C.C., f. 35 v.
14 Confronterò il manoscritto di Casa Carducci con i testi a stampa e i due manoscritti (contenuti nelle buste 220 e 222) presenti presso l'Archivio di Stato di Massa, per i quali rimando alla bibliografia.
15 Identificherò tutte le odi di cui tratterò scrivendone l'incipit in corsivo.
16 Ms. C.C., f. 68 v.
17 Ivi, f. 10 r.
18 Nell'edizione uscita postuma nel 1823 (in tre tomi, curati dal nipote Agostino Fantoni e da Girolamo Gargiolli sulla base di carte autografe), che presenta, per la maggior parte dei casi, le stesse varianti ai testi pubblicati in vita apportati dal manoscritto di Casa Carducci, la poesia inizia in modo diverso («Carlo, germe d'eroi, terror di belve»), esattamente come cominciava nelle prime edizioni, ma è comunque destinata «ad un amico». Questa pubblicazione, detta anche «edizione Italia», è una sorta di edizione di mezzo, ovvero la prima la cui cura si fonda su materiale autografo di prima mano, ma che filologicamente non è né precisa né completamente affidabile: offre innovazioni e varianti rispetto alle edizioni delle poesie di Fantoni pubblicate durante gli anni della sua vita e a quelle postume fino al 1823, e apre la strada alle edizioni successive più importanti, cioè quella a cura di Angelo Solerti e quella fatta da Giosue Carducci, fino all'ultima in ordine cronologico, a cura di Gerolamo Lazzeri.
19 Ms. C.C., f. 24 r.
20 Ivi, f. 82 r.
21 Ivi, f. 16 r.
22 Per questo aspetto rimando a Terzoli, I testi di dedica cit., p. 172.
23 Ms. C.C., f. 14 r. Il ms. 220 dell'Archivio di Stato di Massa (f. 7 r) registra l'invio a Leopoldo Vaccà, cancellato con segni d'inchiostro e precedente ad Andrea, di cui era fratello.
24 Sforza, Contributo alla vita cit., p. 210. La prima stesura, diretta a Costa, risale al 1780. La nuova redazione è del 1801.
25 Ibid.
26 Ms. C.C., f. 30 v.
27 G. Fantoni (Labindo), Poesie, a cura di G. Lazzeri, Bari, Laterza e figli, 1913, p. 443.
28 Cfr. E. Donadoni, L'Opera di Ugo Foscolo esposta ai giovani, Napoli, Francesco Perrella, 1918. Cfr. ora http://www.classicitaliani.it/foscolo/critica/donadoni_biografia_foscolo.htm (edizione elettronica di G. Bonghi del 20.04.1999).
29 Ms. C.C., f. 34 r.
30 «La relazione, letta da Madame Dubocage, Bitaubé, Lebrun, serviva a colmare un vuoto informativo, rilevato e denunciato fra fine Sette e inizio Ottocento anche in giornali e riviste dell'epoca; la relazione fu pubblicata poi anonima, col titolo di Notice sur l'état actuel de la littérature à Milan nel "Magazin Encyclopédique ou journal des lettres et des arts rédigé par Millin, Noel et Warens", Paris, an III, 1795, vol. iii, pp. 332-41» (M. Tatti, Bohème letteraria italiana a Parigi all'inizio dell'Ottocento, in Italia e Italie. Fra Rivoluzione e Restaurazione, Atti del Convegno di Studi, Roma, 7-9 Novembre 1996, a cura di S. Tatti, Roma, Bulzoni, 1999, pp. 140-60, a p. 149).
31 Ms. C.C., f. 15 v.
32 L'«edizione Italia» riporta il primo dei dedicatari, e l'edizione a cura di Lazzeri aggiunge una strofa finale, che non compare nell'edizione del 1823 e nemmeno nel manoscritto di Casa Carducci, ma viene testimoniata dal ms. 222 dell'Archivio di Stato di Massa: «Ma, oh Dio! dall'uscio udirono / chete il consiglio e lo credetter frode: / ve' come fuggon timide! / Ah! chi amando non tace, arde e non gode». Sempre legati al nome di Leopoldo Vaccà sono i seguenti casi di cambio di destinatario. Il primo riguarda l'ode Son tre decembri, che cessato ho d'ardere: era destinata dapprima al «dei Principi di Belmonte, marchese di Galatone» (Ms. C.C., f. 70 r; a p. 382 dell'edizione a cura di Lazzeri c'è scritto invece «al Principe di Belmonte Pignatelli»), poi a Leopoldo Vaccà Berlinghieri di Pisa e infine a Pietro Notari di Montemiscoso. Nell'«edizione Italia» e a p. 382 dell'epistolario (Fantoni, Epistolario cit.) la dedica definitiva è invece a Giuseppe Piazzini, astronomo presso l'Università di Pisa, ma nel ms. 220 dell'Archivio di Stato di Massa (f. 79 r) Fantoni scrive Gaetano (e non Giuseppe) Piazzini. Il secondo componimento è Il peregrino argento, che prima di essere diretto ad Antonio Boccardi di Genova, era stato dedicato da Fantoni a Leopoldo Vaccà (Berlinghieri). Al v. 6 (Ms. C.C., f. 108 r) il nome del nuovo destinatario è scritto su di un pezzo di carta incollato molto probabilmente sul nome più antico, anche se non mi è stato possibile leggere bene in trasparenza. L'ode rientra nella decuria pubblicata durante l'assedio di Genova, e probabilmente il cambiamento ha una motivazione politica: l'occasione sembra essere dunque più importante dei personaggi da celebrare, anche quando si tratta di amici. Per quanto riguarda Andrea Vaccà, si veda il caso dell'ode Masi, non sempre facili (Ms. C.C., f. 101r), il cui destinatario, come si legge nell'incipit, è Glauco Masi di Livorno, stampatore; la poesia era stata scritta per altri dedicatari. Il primo nel manoscritto di Casa Carducci non si legge, il secondo era Andrea Vaccà Berlinghieri di Pisa. Anche sotto alla prima parola del verso c'è traccia di altri nomi, che non sono riuscita a decifrare. Sforza (Sforza, Contributo alla vita cit., pp. 6 e 15) sostiene che l'ode era originariamente dedicata al cugino della madre Don Giuseppe De Silva, e che il cambio di destinatario fu motivato da incomprensioni.
33 Ms. C.C., f. 97 r.
34 A. Montanari, Lumi di Romagna. Il Settecento a Rimini e dintorni, Rimini, Il Ponte, 1993, p. 11.
35 Al Linneo Francese Lebrun | Ode | Il Fanatismo, in «Termometro politico della Lombardia» del 14 brumaio VI repub. (sabato 4 novemb. 1797 v. s.), n.° 36, pp. 298-300. Ponce Denis Écouchard Lebrun, detto Lebrun-Pindare (nato e morto a Parigi, 11.08.1729 - 31.08.1807), poeta, abbraccia le istanze della Rivoluzione Franese; cfr. anche nota 29.
36 Il Fanatismo | ode | del cittadino Fantoni | per la contro-rivoluzione religionaria | seguita in Corsica il 5 luglio 1791 | al lirico francese Lebrun; in Anno patriottico | varietà istruttive | compilate dal cit. Ranza | Vendemmiaio | vol i. | 1800 | Torino. Dalla Stamperia Fea, pp. 102-05.
37 Sforza, Contributo alla vita cit., p. 355.
38 Ivi, p. 290. Biagini era un collaboratore della rivista giacobina «Il Censore» (vedi Fantoni, Epistolario cit., p. 290).
39 Ms. C.C., f. 29 r.
40 Sforza, Contributo alla vita cit., p. 341.
41 Ivi, pp. 356-57.
42 Fantoni, Epistolario cit., pp. 445-46.
43 Garau, Dedicatorie cit., pp. 73-74.
44 Poesie varie | di | Labindo | nuova edizione corretta | ed accresciuta | Est Deus in nobis, agitante calescimus illo | Ovid. | Livorno | - | Presso Giacomo Marsoner | in Rimino | 1797 | Antonii Gridoglia Forolivien.
45 Nel ms. 220 dell'Archivio di Stato di Massa era dedicata a Pio Fantoni in morte di Jacquier un'altra poesia, dal titolo Il Vaticinio, incipit Il saggio, amico del vero, stabile (f. 70 r), ma la dedica è cancellata e sostituita dall'invio a Francesco Saverio Petrucci di Siena.
46 Dal ms. 220 dell'Archivio di Stato di Massa (f. 56 r) si evince che si tratta di Domenico di Gennaro.
47 Ms. C.C., f. 33 r.
48 La lezione «Governi» è tratta dal ms. 220 dell'Archivio di Stato di Massa (f. 31 r), poiché la parola non si legge nel ms. di Casa Carducci, e confermata dall'«edizione Italia».
49 Ms. C.C., f. 12 v.
50 Fantoni, Epistolario cit., p. 514.
51 Ivi, p. 531.
52 Ms. C.C., f. 23 v.
Bibliografia
Manoscritti
• ms. C.C.= Odi di Giovanni Fantoni cognominato Labindo | Italia | MMDLV. (1804) | dalla fondaz.e di Roma (presso la biblioteca di Casa Carducci, Bologna, ms. 6 dei mss. non carducciani)
• ms. 220 A.S.M. = Odi | di Giovanni Fantoni | cognominato Labindo | Libera per vacuum posuit vestigia… | Hor. Lib. i Ep. xix (presso l'Archivio di Stato di Massa, busta 220 dell'archivio Fantoni)
• ms. 222 A.S.M. = Odi di Giovanni | Fantoni cognominato | Labindo (presso l'Archivio di Stato di Massa, busta 222 dell'archivio Fantoni)
Fantoni (poesie ed epistolario):
• Odi | di Labindo | Dicar ..... | ..... Aeolium carmen ad Italos | deduxisse modos. | Hor. Od. XXX. L. III. | = | A bordo del Formidabile | MDCCXXXII. | - | Con Permesso dell'Ammiraglio Rodney.
• Odi | di Labindo | Dicar ..... | Aeolium carmen ad Italos | deduxisse modos. | HOR. Od. XXX. L. III. | = | A bordo del Formidabile | MDCCLXXXIII. | - | Con Permesso dell'Ammiraglio Rodney.
• Scherzi | di Labindo | Lusimus | Berna | MDCCLXXXIV. | Con Approvazione.
• Poesie varie, | e prose | di | Labindo | Est Deus in nobis, agitante calescimus illo. | Ovid. | MDCCLXXXV.
• Poesie varie | di | Labindo | Nuova Edizione corretta, ed accresciuta. | Est Deus in nobis, agitante calescimus illo. | Ovid. | Livorno 1792. | presso Carlo Giorgi )( Con Approv.
• Poesie varie | di | Labindo | nuova edizione corretta | ed accresciuta | Est Deus in nobis, agitante calescimus illo | Ovid. | Livorno | - | Presso Giacomo Marsoner | in Rimino | 1797 | Antonii Gridoglia Forolivien.
• Al Linneo Francese Lebrun | Ode | Il Fanatismo, in «Termometro politico della Lombardia» del 14 brumaio VI repub. (sabato 4 novemb. 1797 v. s.), n.° 36, pp. 298-300.
• Le | Odi | di | Giovanni Fantoni | cognominato | Labindo | Italia | anno ultimo | del secolo XVIII. | Presso Angelo Tessera.
• Il Fanatismo | ode | del cittadino Fantoni | per la contro-rivoluzione religionaria | seguita in Corsica il 5 luglio 1791 | al lirico francese Lebrun; in Anno patriottico | varietà istruttive | compilate dal cit. Ranza | Vendemmiaio | vol I. | 1800 | Torino. Dalla Stamperia Fea, pp. 102-05.
• Poesie | di | Giovanni Fantoni | toscano | fra gli arcadi | Labindo | Parma | co' tipi Bodoniani | MDCCCI.
• Poesie | di | Giovanni Fantoni | toscano | fra gli arcadi | Labindo | Pisa | dalla Nuova Tipografia | 1803.
• Poesie di Giovanni Fantoni toscano fra gli arcadi Labindo. - Napoli: nella Tipografia Sangiacomo, 1806.
• Poesie | di | Giovanni Fantoni | fra gli arcadi | Labindo. | Tomo I. [Tomo II. Tomo III.] | - | Italia | 1823.
• Lirici | del secolo XVIII | a cura | di G. Carducci | - | Savioli, A. Paradisi | Cerretti, Rezzonico, Cassoli, Mazza, | Fantoni, Lamberti, G. Paradisi. | Firenze, | G. Barbèra, editore. | 1871.
• Le | odi | Giovanni Fantoni | (Labindo) | Con prefazione e note | di | Angelo Solerti | Torino | Casa Editrice Carlo Triverio | 1887.
• G. Fantoni (Labindo), Poesie, a cura di G. Lazzeri, Bari, Laterza e figli, 1913.
• G. Fantoni (Labindo), Epistolario (1760-1807), a cura di P. Melo, Roma, Bulzoni, 1992.
Studi:
• E. Donadoni, L'Opera di Ugo Foscolo esposta ai giovani, Napoli, Francesco Perrella, 1918 (http://www.classicitaliani.it/foscolo/critica/donadoni_biografia_foscolo.htm; edizione elettronica di G. Bonghi, 20.04.1999).
• S. Garau, Dedicatorie dell'Italia napoleonica (1796-1814). Tra continuazione e rottura degli schemi della dedica, Relatrice M. A. Terzoli, Lizentiatsarbeit Universität Basel, 2002.
• G. Genette, Soglie. I dintorni del testo, a cura e trad. di C. M. Cederna (Seuils, Paris, Seuil, 1987), Torino, Einaudi, 1989.
• A. Montanari, Lumi di Romagna. Il Settecento a Rimini e dintorni, Rimini, Il Ponte, 1993.
• M. Paoli, L'autore e l'editoria italiana del Settecento. Parte prima: le edizioni di lusso, in «Rara Volumina», ii, 1995, 2, pp. 5-42.
• M. Paoli, L'autore e l'editoria italiana del Settecento. Parte seconda: un efficace strumento di autofinanziamento: la dedica, in «Rara Volumina», i, 1996, pp. 71-102.
• G. Sforza, Contributo alla vita di Giovanni Fantoni (Labindo), Genova, Tipografia della Gioventù, 1907.
• M. Tatti, Bohème letteraria italiana a Parigi all'inizio dell'Ottocento, in Italia e Italie. Fra Rivoluzione e Restaurazione, Atti del Convegno di Studi, Roma, 7-9 Novembre 1996, a cura di S. Tatti, Roma, Bulzoni, 1999, pp. 140-60.
• M. A. Terzoli, I testi di dedica tra secondo Settecento e primo Ottocento: metamorfosi di un genere, in Dénouement des lumières et invention romantique, Actes du colloque de Genève, 24-25 novembre 2000, Réunis par G. Bardazzi et A. Grosrichard, Genève, Droz, 2003, pp. 161-92.
• M. A. Terzoli (a cura di), I margini del libro. Indagine teorica e storica sui testi di dedica, Atti del Convegno Internazionale di Studi di Basilea, 21-23 novembre 2002, Roma-Padova, Antenore, 2004.