Il settimo libro di lettere dedicatorie di diversi (Bergamo 1602)
a cura di Anna Laura Puliafito
Il Settimo libro di lettere dedicatorie di diversi viene stampato da Comino Ventura nel 1602. Esso si compone di 30 carte numerate, precedute da 3 e seguite da 2 carte non numerate. Di queste ultime la prima è bianca e la seconda contiene, come di consueto, l'elenco dei Personaggi, a' quali sono dedicate le Lettere e l'elenco degli Autori, da' quali sono tolte le Dedicationi. Il libro nel suo insieme è dedicato al padre agostiniano Aurelio Corbellini, già presente come autore nel primo libro della raccolta (cc. 49v-50r, cfr. «Margini», 1, 2007). Ispirandosi ad un altro testo del Corbellini, Le fiamme amorose, egloghe pastorali boscareccie (Venezia, Francesco Bariletti, 1600), Ventura ricorre ad una incisiva metaforica di fuoco e luce per cantare le lodi di sommo poeta, teologo, oratore e filosofo del padre agostiniano, deciso «a garreggiar con lui meriti, ed opre gloriose&raqup;; egli insiste inoltre sul significato di dedicare a lui questo settimo libro in virtù del valore simbolico del numero 7, «simbolo della Sapienza, et universalità». La dedica è firmata da Comino Ventura «di Bergamo il 27 di Settembre 1602».
Il Settimo libro contiene in tutto 19 dediche, introdotte da una nota Allo svegliato lettore, di mano del Ventura (cc. n.n.), in cui lo stampatore insiste sul valore esemplare delle epistole contenute nella raccolta, da intendersi non solo come saggi d'animi «cortesi, grati, e generosi», ma anche come concisi sunti delle opere che introducono: «Hor qual messe [...] maggior di quelle, che portano seco questi piccioli volumi, pieni di tanti frutti, quante sono le offerte [...]? ricchi di tante spiche; con quanti concetti dal fecondo seno delle Muse leggiadramente trasferiti, quando Poeti, quando Historici, quando Filosofi, quando altri eminenti scrittori accennano in due tiri di penna i profondi pensieri, che molte seguenti carte a lungo spiegano?».
Oltre che con la dedica al Corbellini, l'ordine agostiniano viene onorato nuovamente dal Ventura con la dedica della Vita gloriosissima, e miracoli eccelsi del beato confessore s. Nicola di Tolentino raccolta da gli antichi originali per il r.p.f. Ambrogio Frigerio da Bassano, vicario dell'ordine dal 1584 (cc. 1r-2v). In essa Ventura annuncia la «terza editione» del testo, uscito per la prima volta a Camerino nel 1578 (presso gli heredi di Antonio Gioioso e Gieronimo Strengari). Effettivamente l'opera era uscita successivamente, «ampliata e ricorretta», a Ferrara presso Baldini nel 1588. Era poi stata ristampata dallo stesso nel 1590. Comino l'aveva riproposta nel 1597, con una dedica a Pietro Passi («Margini», 1, 2007), ma la dedica contenuta nella raccolta, senza data, è invece a Vittoria Correggio Ruota, figlia del cavalier Correggio e vedova del cavalier Giovanni Battista Ruota, condottiero del «Serenissimo Dominio di Vinegia». Va segnalato che nel 1602 Comino proponeva quasi contemporaneamente alla raccolta di dediche il Compendium latino della vita di San Nicola di Giacomo Alberici (Compendium de vita, ac miraculis Beati Confessoris Nicolai de Tolentino Ord. Fratrum Eremit. S. Augustini. Ex vetustissimi codicibus extractum et in lucem editum, Authore R.P.F. Jacobo de Albericis Bergomen. a Sarnico, Congreg. Obser. Lombardiae, praedictis ordinis, Vicario Generali, Bergomi, Typis Comini Venturae, 1602).
Ancora all'ordine è legata la dedica del padre Domenico Gabrieli al padre Egidio Gravazzi (cc. 11r-v) del volume Del dispregio del mondo, et sue vanita, trattato del b. Lorenzo Giustiniano, primo patriarca di Venetia. Nel quale diuinamente ci insegna, quante, & quali sieno le insidie, & i lacci, dal nostro perpetuo nimico a noi tesi, mentre siamo in questa vita mortale, [...]. Tradotto dalla latina nella uolgar lingua, per il r.d. Dominico Gabrieli, canonico secolare della Congregatione di S. Giorgio d'Alga. Con tauole copiosissime, In Venetia, [Aldo Manuzio il Giovane], 1579.
Ancora a una donna, tolta dai «drapelli di vertuose Matrone di questa Patria, e di quelle in particolare, che per esser sciolte dal giogo coniugale più liberamente s'impiegano in abbellir l'anime all'eterno Sposo dedicate» Comino offre (cc. 3v-4v) i I diuoti, e pij discorsi sopra la passione di Nostro Signore fatti dal R. Don Giouanni Del Bene Veronese. Si tratta in questo caso di Elena Benagli Da Fino, figlia del Conte Ludovico Benagli e vedova del Cavalier Da Fino, entrambe note famiglie bergamasche (cfr. «Margini», 3, 2009). L'opera era apparsa per i tipi di Comino nel 1595, con dedica a Monica Furietti Mageni. La dedica che compare nella raccolta è invece datata 31 ottobre 1602, e fa riferimento ad una nuova stampa che non compare negli Annali e che non mi è stato possibile per ora reperire.
Restando in ambiente bergamasco, a Catarino Zeno, podestà di Bergamo, viene offerto dal curatore Girolamo Diviaco il Compendio della vita di Carlo Zeno nobile venetiano, estratto dall'Historia latina di Giacomo Zeno [ ...]. Per Hieronimo Diuiaco da Montona, In Bergamo per Comino Ventura, 1591 (cc. 7v-8v). Come accennato nel titolo, si tratta in realtà della traduzione «con quella brevità, & in quel modo migliore, a che ha saputo addattarsi la debolezza dell'ingegno mio» dei «diece libri Latini della Vita del famoso Capitano Carlo Zeno», «Historia» trascritta in un prezioso manoscritto in pergamena miniato d'oro, conservato dapprima nella celebre biblioteca di Mattia Corvino, e venduto dopo la caduta del regno d'Ungheria a Costantinopoli a Niccolò Zeno, padre del dedicatario, lì al seguito di «Pietro Zeno Avolo suo, la seconda volta ambasciatore appresso Solimano, gran Signor de' Turchi».
Il Settimo libro contiene alcune dediche molto celebri. Innanzi tutto quella - qui senza luogo né data - di Pietro Bembo, che, come noto, offriva alcuni degli esemplari dei suoi Asolani (Venezia 1505) a Lucrezia Borgia, già andata in sposa ad Afonso d'Este (cc. 5r-6r). Nel 1580 Aldo Manuzio il Giovane offre invece a Ferrante Gonzaga, «Principe di Malfetta e Signore di Guastalla» (sic, cc. 9r-10v) l'Aminta, «favola boscareccia» di Torquato Tasso, autore già presente nella raccolta bergamasca (Aminta fauola boscareccia di m. Torquato Tasso, In Vinegia, [Aldo Manuzio il Giovane], 1581). Un anno dopo, nel 1581, lo stesso Manuzio offre ad un altro membro della famiglia, Jacopo Manucci «gentilhuomo fiorentino» (cc. 13v-14r) la controversa edizione degli Straccioni, commedia di Annibal Caro (Gli straccioni. Comedia del commendator Annibal Caro, In Vinegia, [Aldo Manuzio il Giovane], 1582). Il collaboratore, e poi sostituto di Aldo jr., Niccolo' Manassi, offre invece al cardinale di Verona Agostino Valier la traduzione portata a termine da Ercole Cati (su cui cfr. «Margini», 2, 2008) del De la démonomanie des sorciers (Paris 1580) di Jean Bodin (Demonomania de gli stregoni, cioè furori, et malie de' demoni, col mezo de gli huomini: diuisa in libri IIII. Di Gi. Bodino francese. Tradotta dal K.r Hercole Cato, In Venetia, presso Aldo, 1587; cfr. cc. 12r-13r). Lo stesso Manassi, il cui nome compare solo nella dedica, offre inoltre a Jacopo Bellagrandi e Orazio Magnanini un volume da lui curato, gli Oracoli politici cioè sentenze, et documenti nobili, & illustri raccolti da tutti gli antichi, e principali auttori hebrei, greci, & latini, per ornamento e conseruatione della vita christiana, & ciuile. Co i fiori de gli Apoftemmi di Plutarco, In Venetia presso Aldo, 1590 (cc. 13v-14r). Di grande richiamo sono le due dediche di Girolamo Parabosco (cfr. «Margini», 3, 2009) del terzo e del quarto libro delle sue Lettere amorose (Il terzo libro delle lettere amorose, di m. Girolamo Parabosco. Con vn dialogo amoroso, et alcune stanze, in lode di alcune gentildonne venetiane, In Venetia, appresso Gio. Griffio, 1553; Lettere amorose di messer Girolamo Parabosco, con dui canti in ottaua rima de Romanzi nuouamente & con ogni diligenza corretti e ristampati. Libro quarto, In Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, et fratelli, 1555), dedicati rispettivamente a Gottardo Occaña, nobile spagnolo noto nei circoli culturali veneziani (cc. 18v-19r), e, per il tramite di Cristoph Mielich ricco mercante e mecenate con cui Parabosco ebbe numerosi contatti, a Raimond Fugger, discendente della nota famiglia di mercanti augustani (cc. 22v-23r). È Comino, nel 1593, ad offrire al milanese Agostino Gambarelli, più volte presente come autore negli Annali delle stampe del Ventura, il Filotimo di Pandolfo Collenuccio, dialogo morale scritto alla fine del Quattrocento (1497) per Ercole II d'Este, pubblicato per la prima volta nel 1517 e riproposto nel 1594 (Il Filotimo dialogo di m. Pandolfo Coldonese interlocutori Testa, e Beretta. Opera non men ingeniosa, che piaceuole, In Bergamo per Comin Ventura, 1594; cc. 6v-7r). Dalle mani del suo autore, Anton Francesco Doni (cc. 2v-3r), esce invece la dedica ad Aloise Malipiero de Il Cancellieri del Doni, libro della memoria, doue si tratta per paragone della prudenza de gli antichi, con la sapienza de moderni in tutte le attioni del mondo, & fatti honorati d'arme, di dominio, & magistrato. Terminando tutto con le proprie sentenze; cauate da greci, da latini et della nostra lingua d'huomini illustri, et sapienti d'ogni stato, grado, et conditione, In Vinegia, appresso Gabriel Giolito de' Ferrari, 1562 (poi 1589, con la medesima dedica). Nella dedica dell'opera - che era uscita insieme ad un testo gemello, Il Cancellieri dell'eloquenza (Il Cancellieri. Libro dell'eloquenza nel quale si vede per similitudine la virtù del dire de gli Antichi savi et de Moderni virtuosi in ogni impresa honorata di guerra, di stato et potenza. Risolvendo con le vere sentenze, tratte da Greci, da Latini et dagli huomini mirabili della lingua nostra) - Doni aveva lodato il nobile veneziano, figlio di Michele Malipiero, insistendo su come «non sono gli scritti, che honorino gli huomini, ma gli huomini honorati gli scritti illustrano», principio che resta alla base di una larga parte della prassi dedicatoria dell'epoca. A Vincenzo Gonzaga viene offerto nel 1575 (cc. 21r-22r) il libro sui giochi di Ascanio de' Mori (Giuoco piaceuole d'Ascanio Pipino de Mori da Ceno, In Mantoua, per Giacomo Ruffinello, 1575; sull'autore cfr. «Margini», 5, 2011). Al 1574 risale invece la dedica dell'autore, Niccolo' Granucci, a Giuseppe Arnolfini, mercante appartenente alla colonia lucchese di Lione, della sua La piacevol notte, et lieto giorno, opera morale, di Nicolao Granucci di Lucca, Con Privilegio, In Venetia, Appresso Iacomo Vidali, 1574 (cc. 29r-30v).
Due dediche collegano la raccolta del Ventura al vivace ambiente ragusano. Si tratta del volume di rime di Savino Bobali (Savko Bobalijevič), membro di una delle più antiche e nobili famiglie della Repubblica di Ragusa, che i fratelli Sigismondo e Marino Bobali fanno pubblicare dopo la morte dell'autore, dedicandolo al ricco cugino e piccolo mecenate Marino di Andrea Bobali (Rime amorose, e pastorali, et satire del Mag. Sauino de Bobali Sordo, gentil'huomo Raguseo, In Venetia, presso Aldo, 1589; cc. 27r-28v). A papa Gregorio xiv è invece dedicato il volume Dello stato delle republiche secondo la mente di Aristotele con essempi moderni giornate otto, di m. Nicolo' Vito di Gozzi gentilhuomo raguseo, accademico occulto. Con ccxxii auertimenti ciuili dell'istesso, molto curiosi, & vtili per coloro, che gouernano Stati. Et nel fine vna apologia dell'honor ciuile. Con i sommarij a ciascuna giornata, & la tauola delle cose più notabili, In Venetia, presso Aldo, 1591 (cc. 16r-18r). È lo stesso Niccolo' Vito di Gozze (Vitkovich) - teologo, letterato e poeta, che ricoprì alte cariche della Repubblica ragusana, Accademico degli Insensati di Perugia col nome di Occulto - a firmare la dedica, in cui egli avvicina i suoi sforzi a quelli dei cosmografi, che «fanno vedere [...] in un angustissimo quadro dipinto, l'immenso globo del Mondo».
Il volume contiene infine le due dediche, rispettivamente dell'autore e del traduttore della grande somma di filosofia naturale di Alfonso de Fuentes. Entrambe sono tratte dal volume Somma della natural filosofia di Alfonso di Fonte diuisa in dialoghi sei, ne' quali, oltra le cose fisiche, s'ha piena cognitione delle scienze, astronomia, et astrologia, dell'anima, et della notomia del corpo humano, nouellemente tradotta di spagnuolo in volgare da Alfonso di Vlloa. Con la tauola delle cose piu degne, che in essa si leggono, In Venetia, per Plinio Pietrasanta, 1557. La traduzione, che offre al pubblico veneziano la Suma de Filosofia natural, en la qual asimismo se trata de Astrologia, Astronomia, y otras cuencias en estilo nunca visto. Dialogus [...] editus anno 1545. In officina Joannis de Leon, venne riproposta nel 1558 e nel 1559, e conobbe più tardi una nuova edizione dal titolo Le sei giornate del s. Alfonso di Fonte. Nelle quali oltre le materie di filosofia, s'ha piena cognitione delle scienze, astronomia, & astrologia dell'anima, & della notomia del corpo humano. Nuouamente di lingua spagnuola tradotte dal s. Alfonso Vlloa, In Vinegia, appresso Domenico Farri, 1567. La dedica di Alfonso Fuentes, firmata ma non datata, è indirizzata al «Serenissimo Rè, Don Filippo d'Austria» (cc. 19v-20v); quella del traduttore Alfonso de Ulloa, personaggio ben noto nei circoli culturali veneziani, è invece indirizzata al Patriarca di Aquileia Giovanni Grimani (cc. 23v-26v), non reca firma, ma è datata 20 febbraio 15[57] - così va corretta la data erronea che compare nella stampa («1575»).
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