Il terzo libro di lettere dedicatorie di diversi (Bergamo 1602)
a cura di Monica Bianco
Si presenta qui Il terzo libro di lettere dedicatorie di diversi, l'antologia di dediche pubblicata a Bergamo da Comino Ventura (Il primo libro si legge in «Margini» i (2007) a cura di chi scrive, Il secondo libro in «Margini» ii (2008) a cura di Anna Laura Puliafito). Emerge con evidenza, di volume in volume, una progressiva riduzione del numero delle carte e delle dediche: dalle 104 carte del primo libro (contenenti 79 dediche) si passa, con drastica diminuzione, alle 64 carte del secondo (35 dediche) e alle 46 carte del terzo (25 dediche). Costante pure in tutti e tre i volumi la preponderanza tra i dedicanti dello stesso Comino Ventura, qui presente con 5 dediche, con una percentuale più vicina a quella del secondo volume (dove erano 6 su 35) che a quella davvero schiacciante del primo (24 su 79), nel quale però, non a caso, lo stampatore aveva pubblicato una lettera aperta «A' benigni scrittori» con la preghiera «di fargli gratia di cotal sorte di lettere».
Il Terzo libro è offerto da Comino Ventura a Paolo Mosconi, fratello di quel Giulio la cui dedica dei Latina monumenta del padre (Johan. Thomae Musconii soncinatis artis medicae doctoris latina monumenta, Brescia, Pietro Maria Marchetti, 1583) aveva chiuso il Primo libro (cc. 104r-v). Il Mosconi, nato il 22 settembre 1541, era dal 1573-74 arciprete di Soncino, carica che mantenne sino alla morte nel 1613. Autore di poemi sacri (Mariados, 1599, in tre libri; La Partenomachia, 1600, in otto libri) aveva in Comino Ventura il suo stampatore di fiducia, come il dedicante non manca di ricordare: «per le molte e stimate opre, che per opra mia ha dato fuori, e per infiniti favori di mano liberale, merita ch'io predichi in ogni foglio et idioma gli oblighi miei e 'l lui animo generoso» (c. * 3r). Alle doti personali («per l'isquisita eruditione e pij suggetti e terso stile è degno che tutte le Muse e Mecenati l'annoverino tra i suoi intimi») il dedicatario somma l'appartenere a una famiglia che «da dugento e cinquant'anni in qua in Italia ed Elemagna fiorisce di Personaggi d'alti affari, d'ampie ricchezze e Signorie, di nobilissime amistà e dipendenze, d'infiniti meriti appo Regi et Augusti» (c. * 3r).
L'apertura della raccolta vera e propria con la dedica, scritta dallo stesso Comino Ventura, del Rosario del nome di Dio a Caterina Mosconi, nipote di Paolo, serve a rafforzare l'omaggio dello stampatore alla famiglia che tanto l'aveva beneficato: «Tra le dimostrationi di animo grato [...] quella parmi la più evidente con cui ci scopriamo obligati non solamente al principal benefattore ma insieme a tutti i lui attinenti» (c. 1r); in Caterina, infatti, egli riverisce «tutti quei che co 'l cognome portano seco l'imitatione di quel splendor del Clero e delle Muse» (c. 2r).
Se nel Secondo libro l'omaggio a Isabella Andreini comportava una preponderanza nel volume di dediche di opere teatrali, l'offerta del Terzo libro a un pio uomo di Chiesa, come il Mosconi, è seguita da una nutrita serie di dedicatorie di opere di carattere sacro o devozionale. Al Rosario del nome di Dio si affianca così Il Rosario della Madonna poema eroico del Sig. Capoleone Ghelfucci da Città di Castello (Venezia, Niccolò Polo, 1591: cc. 3r-v). Il poema, dedicato dall'autore alla Madonna, «Reina del Cielo», era stato composto «a divozione dell'Illustriss. Signor Cintio Aldobrandini Cardinale di San Giorgio», il potente nipote di papa Clemente VIII, al quale Isabella Andreini aveva offerto le sue Rime con la lettera posta in apertura del Secondo libro (cc. 3r-4v).
Ai due rosari sono fatte seguire due opere di carattere antologico la Selva d'orationi di diversi s. dottori e di molti scrittori antichi e moderni [...] raccolte e tradotte dal r. Nicolò Aurifico (Venezia, Giolito, 1597: cc. 4r-6r) e il Sommario historico raccolto dalla Sacra Bibbia, dal Flavio, da Egesippo et altri scrittori, e di belle figure ornato, del signor Chrisostomo Miliani [...]. Con la vita, passione, morte e risurrettione di Christo nostro salvatore (Bergamo, Comino Ventura, 1590: cc. 6v-8r). La Selva, che ebbe dal 1569 al 1598 una decina di edizioni, è dedicata da Nicolò Bonfigli (detto l'Aurifico: Siena, 1529-ivi, 1603 ca.), celebre teologo carmelitano, alla Compagnia della Morte della sua città «percioché, essercitandosi assai nel vostro Oratorio l'oratione sì vocale sì anco mentale, sarà facil cosa che da voi sia adoperata» (c. 4v); il Sommario, che Comino Ventura aveva commissionato a Crisostomo Miliani «gentilhuomo giudicioso e di nobilissimi studij» (c. 7r), era nel 1590 alla prima edizione, donata, come la seconda del 1592 (in Primo libro, cc. 88v-89r), a Giovanni Francesco Mageni e ai «Mag. Signori suoi fratelli» (c. 7v).
Al cardinale Federico Borromeo, Mattia Bellintani (Salò, 1535-Brescia, 1611) − celebre predicatore cappuccino, provinciale del suo Ordine a Brescia e Milano e poi provveditore e definitore generale a Roma − offre la raccolta omiletica Delli dolori di Christo (Bergamo, Comino Ventura, 1598: cc. 8v-9r) che riunisce le otto prediche da lui tenute durante la Quaresima del 1597 nella Chiesa metropolitana di Milano alla presenza del dedicatario, che lo aveva invitato a metterle per iscritto. La dedica a Federico costituisce un dittico con quella scritta al più anziano cugino di lui, san Carlo, da Faustino Tasso (Venezia, 1541-ivi, 1597), teologo francescano e famoso predicatore, oggi più noto per la sua fantasiosa edizione delle Rime di Cino da Pistoia (1589) che per la sua produzione morale e devota. Il dono del secondo libro Della conversione del peccatore (Venezia, Domenico e Giovan Battista Guerra, 1578: cc. 15v-19r) serve a ringraziare il Borromeo per aver concesso all'autore in gioventù il privilegio di predicare in sua presenza.
Nella serie di opere devote che caratterizza il Terzo libro non poteva mancare un testo agiografico. Si tratta della Vita dei santi martiri Fermo e Rustico, dedicata da Paolo Morigia (Milano, 1525-ivi, 1604) al protonotario apostolico Francesco Cremaschi (cc. 28v-29v). Autore di opere storiche giudicate già dal Tiraboschi del tutto prive di spirito critico (Paradiso dei Gesuati, Venezia, 1582; Historia dell'origine di tutte le religioni, Venezia, 1586; La nobiltà di Milano, Milano, 1619), il Morigia appartenne alla Congregazione dei Gesuati, della quale fu nominato, priore, definitore generale e, per quattro volte, generale. Una sua dedica si leggeva anche nel Secondo libro (cc. 19v-20v: offerta del Giardino spirituale a Antonia Furietti Gentile). Il Terzo libro raccoglie otto dedicatorie di opere di carattere religioso e devozionale, pari a un terzo del numero complessivo, che, per essere quelle più convenienti al dedicatario dell'intero volume, sono disposte in buona parte una dopo l'altra all'inizio della silloge.
Un'altra sezione importante del Terzo libro è costituita dalle dediche di autori già antologizzati nei precedenti volumi. Ad esempio Bernardo Tasso (11 dediche nel Primo libro alle cc. 27v-42v; una nel Secondo libro alle cc. 31v-32r) di cui si presenta la dedicatoria de Li due libri delle lettere (Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1569: cc. 32r-34r) a «Monsignor d'Aras», cioè a Antoine Perrenot de Granvelle (Ornans, 1517-Madrid, 1586), potentissimo ministro di Filippo II, che fu prima suo effettivo rappresentante nei Paesi Bassi (1559-1564) e poi vicerè di Napoli (1571-1575).
Con il Goffredo di Torquato Tasso (vero protagonista del Primo libro − dove le cc. 2v-27r erano occupate da 15 dediche firmate da lui, seguite da quattro di sue opere − ma presente anche nel Secondo libro con 2 dediche alle cc. 26v-28r) furono pubblicati a Venezia da Francesco de' Franceschi nel 1583 i Cinque canti aggiunti al poema da Camillo Camilli e da lui offerti a Matteo Senarega (cc. 25v-28r). Il Camilli, nato a Siena a morto nel 1615 a Ragusa dove aveva l'incarico di «rettore delle scuole e professore di umane lettere», si dedicò soprattutto alla traduzione dallo spagnolo di opere devozionali di autori celebri come Luis de Grenada, Juan de Avila e Martin de Azpilcueta. Aveva pubblicato l'anno prima dei Cinque canti le Lagrime di santa Maria Maddalena (Venezia, Giorgio Angelieri, 1582). Il dedicatario, Matteo Senarega, che aveva avuto una parte importante nella tumultuosa vita politica genovese degli anni Settanta, sarebbe stato eletto doge nel 1595. Collegata all'opera tassiana è anche la presenza di Orazio Lombardelli con l'offerta ad Ascanio Piccolomini de L'arte del puntar gli scritti (Siena, Luca Bonetti, 1585: cc. 24v-25r): nel Primo libro (c. 9r) era infatti presentata la dedicatoria di Torquato Tasso a Angelo Grillo del Parere sopra il Discorso del Sig. H. Lombardelli (che, intervenuto nella polemica sviluppatasi intorno alla Gerusalemme liberata, aveva assunto una posizione moderatamente favorevole al Tasso). Il Lombardelli, insegnante a Siena, dove trascorse tutta la sua vita (1545-1608), e accademico Intronato, pubblicò una serie di opere di carattere pedagogico (Degli uffizi e costumi dei giovani, Firenze, 1579; Il giovane studente, 1594 ecc.), nonché morale e edificante (Somma della perfezione christiana, Venezia, 1576; Dell'uffizio della donna maritata, Firenze, 1583 ecc.). L'opera di cui si propone la dedica ad Ascanio Piccolomini (Siena, 1548 ca.-ivi, 1597) − nobile, giurista, poeta e dal 1588 arcivescovo della città natale − è uno degli scritti con cui Lombardelli contribuì alla riflessione linguistica che si era andata sviluppando a Siena nel corso del Cinquecento.
Anche Stefano Guazzo (Casale del Monferrato, 1530-Pavia, 1593) − funzionario dei Gonzaga prima e dei Paleologhi poi, oratore e poeta, membro della Accademia degli Affidati − era presente nel Primo libro: la sua Nuova scelta di rime, edita da Comino Ventura nel 1592, era offerta dallo stampatore a Erasmo di Valvason (cc. 66v-67r). Nel Terzo libro sono presentate la dedica delle sue Lettere (Venezia, Barezzo Barezzi, 1590: cc. 9v-10v) al duca di Mantova Vincenzo Gonzaga e quella della princeps della Civil conversazione (Brescia, Tomaso Bozzola, 1574: cc. 19v-21r) a Vespasiano Gonzaga di Sabbioneta. Entrambe le dedicatorie sono seguite, come nelle edizioni citate, da un altro paratesto: nel primo caso una lunga nota ai lettori (cc. 11r-13v), nel secondo una lettera a Claudio Peschiera (cc. 21v-23r), che l'autore ringrazia per aver finanziato la pubblicazione.
Come nei precedenti volumi le dediche di Comino Ventura sono spesso rivolte a personalità di spicco dell'ambiente bergamasco, quali Nicolò Fuginelli, dedicatario dell'antologia poetica in morte di Ruggero Solza, di cui il Fuginelli era un congiunto (cc. 23v-24r); oppure Giovanni Albani «Preposito della Cathed. di Bergamo» al quale è offerto il Sommario di sentenze avvertimenti e detti notabili (Bergamo, Comino Ventura, 1595: cc. 34v-35r): Giovanni apparteneva alla influente famiglia bergamasca, resa celebre dal cardinale Giovanni Girolamo (1509-1591), e presente nel Primo libro grazie alla dedica delle Relazioni universali di Giovanni Botero, scritta dallo stesso Comino, a Giovanni Girolamo Alboni, nipote del cardinale (cc. 93r-v). Di antica famiglia bergamasca era anche Giovanni da Fino al quale Pietro da Fino, di altro e meno agiato ramo della famiglia, offre la sua edizione di Dante con l'esposizione di m. Bernardino Daniello da Lucca sopra la sua comedia dell'Inferno, del Purgatorio et del Paradiso, nuovamente stampato e posto in luce, Venezia, Pietro da Fino, 1568: cc. 30r-31v).
Le rimanenti dediche non sono facilmente riconducibili ad un disegno preciso. Non mancano offerte a celebri nobildonne: a Cristina di Lorena (Bar-le-Duc, 1565-Firenze, 1636) − nipote di Caterina de' Medici e sposa del granduca Ferdinando I − Scipione Ammirato (Lecce, 1531-Firenze, 1601) dona i suoi Discorsi sopra Cornelio Tacito nuovamente posti in luce (Firenze, Filippo Giunti, 1594: cc. 39v-41r, il 1584 che si legge alla fine della lettera è evidentemente un errore di stampa); a Violante di San Giorgio, Gabriel Giolito dedica il Dialogo di m. Lodovico Dolce della institution delle donne, secondo li tre stati che cadono nella vita humana, da lui edito nel 1545 (cc. 41v-42v); a Lucrezia d'Este (Ferrara, 1535-ivi, 1598), allora duchessa di Urbino, il conte ferrarese Annibale Romei, letterato e abile scacchista (a lui il Tasso intitolava il dialogo Il Romeo, o vero del gioco, divenuto nella redazione definitiva Il Gonzaga secondo), offre i suoi Discorsi [...]. Divisi in cinque giornate; nelle quali, tra dame e cavaglieri ragionando, si tratta nella prima della bellezza, nella seconda dell'amor umano [...]. Con le risposte a tutti i dubbii che in simili materie proponer si sogliono (Venezia, Francesco Ziletti, 1585 prima redazione; Ferrara, Vittorio Baldini, 1586 seconda redazione, preceduta dalla stessa dedica: cc. 14r-15r).
All'ambiente ferrarese riconduce anche la dedica di Ippolito Orio − poeta, letterato e traduttore che a Ferrara trascorse la sua intera esistenza − a Bonifacio Bevilacqua della prima edizione de Le iscrittioni poste sotto le vere imagini de gli huomini famosi, le quali a Como nel museo del Giovio si veggiono. Tradotte di latino in volgare (Firenze, Lorenzo Torrentino, 1552: cc. 35v-36v). Il Bevilacqua − giurista, uomo politico potentissimo alla corte di Ercole II d'Este, nonché collezionista d'arte − era stato il dedicatario della princeps (fine 1550-primi mesi 1551) dei Diporti di Girolamo Parabosco (Piacenza, 1524-Venezia, 1557), dei quali si presenta nel Terzo libro la dedica, con data Padova, 1 agosto 1552, della successiva edizione offerta dall'autore al valtellinese Girolamo Lanza (cc. 38v-39r). Si tratta probabilmente di una lettera posta ad accompagnare solo alcuni esemplari, dato che la seconda edizione dei Diporti (Venezia, Giovanni Griffi, 1552) è notoriamente dedicata al cavaliere bresciano Marcantonio Moro, con lettera datata Venezia, 1 luglio 1552.
Non rimane che render nota di due opere storiche. Il Sopplimento delle croniche universali del mondo di f. Filippo da Bergamo. Tradotto nuovamente da m. Francesco Sansovino [...]. Con un ritratto delle più nobili città d'Italia nel qual si descrivono le origini delle famiglie illustri, gli huomini eccellenti nelle dottrine et le cose più degne che in esse si contengono (Venezia, Francesco Sansovino, 1575) è dedicato da Francesco Sansovino (Roma, 1521-Venezia, 1583) ad Alberico Cibo Malaspina (Genova, 1534-Massa, 1623), marchese di Massa e Carrara, elevato al rango di principe dall'imperatore Massimiliano II nel 1568 (cc. 37r-38r). Il Cibo, che si adoperò in ogni modo per dar lustro alla sua casata, fu in contatto con molti storici ed eruditi, tra i quali, oltre al Sansovino, il già citato Scipione Ammirato e Tommaso Costo, ai quali commissionò scritti storico-encomiastici. Il Supplementum chronicarum era opera del nobile bergamasco Giacomo Filippo Foresti (Solto, 1434-Bergamo, 1520), che, entrato giovanissimo nell'Ordine degli Eremitani di s. Agostino, aveva trascorso quasi tutta la sua vita nel convento di Bergamo. Il volume si chiude con la dedica di Comino Ventura al gentiluomo bresciano Galeazzo Soardo della Raccolta d'altre scritture publicate in Francia de i moti di quel Regno, dal 1585 fino all'anno 1588 (Bergamo, Comino Ventura, 1594: cc. 46r-v). Si tratta della seconda parte della Raccolta d'alcune scritture pubblicate in Francia nel principio degli ultimi moti di quel regno, pubblicata dal Ventura nell'anno precedente e da lui offerta al conte bresciano Marcantonio Martinengo con una lettera che si legge nel Primo libro (cc. 53r-v).
Bibliografia
• F. Ascarelli-M. Menato, La tipografia del '500 in Italia, Firenze, Olschki, 1989, pp. 166-67, 398.
• N. Avanzini, Gonzaga Vespasiano, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2001, vol. lvii, pp. 860-64.
• Biblioteca dei Frati Minori Cappuccini di Lombardia (1535-1900), a cura di Ilarino da Milano, Firenze, Olschki, 1937, pp. 241-60.
• E. Bonora, Ricerche su Francesco Sansovino imprenditore, libraio, letterato, Venezia, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, 1994.
• D. Calvi, Scena letteraria degli scrittori bergamaschi, Bergamo, Figliuoli di Marcantonio Rossi, 1664 (ora anche Bologna, Forni, 1977), vol. i, pp. 129-30.
• M. Ceresa, Giolito de' Ferrari Gabriele, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2000, vol. lv, pp. 160-65.
• P. Ceruti, Biografia soncinate, Milano, Giulio Ferrario, 1834 (ora anche Cremona, Turris, 1982), pp. 250-52.
• L. Cozzando, Libraria bresciana, Brescia, Giovan Maria Rizzardi, 1694 (ora anche Bologna, Forni, 1974), pp. 171-72.
• L. De Angelis, Biografia degli scrittori sanesi, Siena, Giovanni Rossi, 1824 (ora anche Bologna, Forni, 1976), vol. i, pp. 147-49.
• M. de Certeau, Carlo Borromeo, santo, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1977, vol. xx, pp. 260-69.
• M. De Gregorio, Lombardelli Orazio, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2005, vol. lxv, pp. 469-71.
• R. De Mattei, Ammirato Scipione, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1961, vol. iii, pp. 1-4.
• M. Falorni, Senesi da ricordare, Siena, Periccioli, 1982, pp. 254-55.
• I. Gagliardi, La Historia dell'origine di tutte le religioni di Paolo Morigia tra memoria e censura, in Nunc alia tempora, alii mores. Storici e storia in età postridentina. Atti del Convegno internazionale (Torino, 24-27 settembre 2003), a cura di M. Firpo, Firenze, Olschki, 2005, pp. 93-110.
• Les Granvelle et l'Italie au XVI siècle: le mecenat d'une famille. Actes du colloque international (Besançon, 2-4 octobre 1992), sous la direction scientifique de J. Brunet et G. Toscano, Besançon, Cetre, 1996.
• L. Grillo, Elogi di liguri illustri, Genova, Ponthenier, 1846 (ora anche Bologna, Forni, 1972), vol. ii, pp. 41-49.
• L. Jacobilli, Bibliotheca Umbriae, Foligno, Agostino Altieri, 1658 (ora anche Bologna, Forni, 1973), p. 81.
• L. Megli Frattini, Foresti Giacomo Filippo, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1997, vol. xlviii, pp. 801-03.
• R. Pastore, Camilli Camillo, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1974, vol. xvii, pp. 210-12.
• G. Patrizi, Guazzo Stefano, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2003, vol. lx, pp. 534-38.
• V. Peroni, Biblioteca bresciana, Brescia, 1818-23 (ora anche Bologna, Forni, 1968), vol. i, pp. 113-17.
• F. Petrucci, Cibo Malaspina Alberico, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1981, vol. xxv, pp. 261-65.
• D. Pirovano, Nota introduttiva e Nota al testo de 'I diporti', in G. Parabosco-G. Borgogni, Diporti, Roma, Salerno, 2005, pp. 3-5 e 662-64.
• S. Prandi, Il "cortegiano" ferrarese. I 'Discorsi' di Annibale Romei e la cultura nobiliare nel Cinquecento, Firenze, Olschki, 1990.
• P. Prodi, Borromeo Federico, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1971, vol. xiii, pp. 33-42.
• G. Romei, Dolce Lodovico, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1991, vol. xl, pp. 399-405.
• R. Soprani, Li scrittori della Liguria, Genova, Pietro Giovanni Calenzani, 1667 (ora anche Bologna, Forni, 1971), pp. 211-12.
• L. Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, Ferrara, Eredi di Giuseppe Rinaldi, 1804 (ora anche Bologna, Forni, 1969), vol. i, p. 56; vol. ii, pp. 94 e 138-39.
• C. Villiers, Bibliotheca Carmelitana, Roma, In Aedibus Collegii S. Alberti, 1927, vol. ii, p. 476.
M. B.