2, 2008
 
Wunderkammer    
 


Il secondo libro di lettere dedicatorie di diversi (Bergamo 1602)

a cura di Anna Laura Puliafito



Continua la rassegna delle dediche pubblicate a Bergamo da Comino Ventura. Il secondo volume della raccolta è offerto dallo stampatore a Isabella Andreini, che già compariva tra i dedicanti del primo (cfr. ll primo libro di lettere dedicatorie di diversi, a cura di Monica Bianco, in «Margini», 1 (2007)); segue un sonetto All'Illustre Academia Intenta di Pavia, Isabella Andreini Academica Intenta con la risposta degli accademici. La scelta di dedicare all'Andreini, giustificata e decantata nell'avviso A' cortesi lettori che apre il libro, permette a Ventura di render conto ancora una volta della varietà degli argomenti e degli autori qui presentati, tutti vòlti a formare come «un picciolo theatro nel quale riconoscerete lunga serie di nomi, titoli e qualità heroiche di molti signori» che l'arte e la prestanza dell'Andreini possono avere idealmente - e in parte anche fisicamente - raccolto intorno a lei nelle diverse città d'Italia. Ancora una volta dunque, autori noti e meno noti, curatori, editori e stampatori vengono riuniti a formare un repertorio di epistole la cui selezione è dettata, almeno in prima istanza, dalla «anteriorità del tempo con cui me l'haverò da' libri procacciate» - come affermava Ventura nella dedica dello stampatore «ai benigni scrittori» preposta ai testi del primo volume. Numericamente preponderanti sono le dediche di opere di teatro, ciò che naturalmente si conviene al profilo della dedicataria. Ventura sceglie di presentare le singole epistole anteposte da Celso Giraldi all'edizione del 1583 delle tragedie del padre, Giovan Battista (Le tragedie di m. Gio. Battista Giraldi Cinthio, nobile ferrarese cioè: Orbecche, Altile, Didone, Antivalomeni, Cleopatra, Arrenopia, Euphimia, Epitia, Selene, In Venetia, appresso Giulio Cesare Cagnacini, 1583). Solo la Didone non compare, mentre per l'Orbecche (Venetia, In casa de' figlioli d'Aldo, 1543) la dedica è quella dello stesso Giovan Battista. Le dediche sono rivolte rispettivamente alla duchessa d'Urbino (Selene, cc. 39r-40v), alla duchessa di Ferrara (Epitia, c. 41r-v), a Laura Boiardo Thiene principessa di Scandiano (Arrenopia, cc. 52v-54r); a Giovanni Andrea Doria (Cleopatra, cc. 43v-44v), al cardinale Luigi d'Este (Antivalomeni, cc. 51r-52r), a Cesare d'Este (Euphimia, cc. 54v-55v) e a Cornelio Bentivoglio, anch'egli personaggio di spicco presso la corte ferrarese (Altile, c. 60r-v). L'Orbecche viene offerta invece al duca Ercole II d'Este (cc. 56r-58r). Alle tragedie fanno seguito due commedie, l'una di Giovan Francesco Loredan, Berenice, pubblicata postuma dal figlio Sebastiano a Venezia (Libraria della Speranza, 1601) e dedicata a Giulio Contarini (cc. 61r-62r); l'altra di Ludovico Fenarolo, Il Sergio, uscita a Venezia nel 1562, con una dedica a Giovanni Vergi (cc. 62v-63v), amico del Fenarolo e tra i fautori della rappresentazione dell'opera (Il Sergio. Comedia nuoua, et piaceuole, pur hora posta in luce, In Venetia, appresso Bolognino Zaltieri, 1562, e a questa edizione sembra far riferimento la dedica). Il Sergio venne ripubblicato da Ziletti nel 1584 e da Lucio Spineda nel 1601. Significativa anche la scelta di riprodurre la dedica al conte Giovambattista Brembati (cc. 33v-38r) dell'edizione del Decameron curata da Girolamo Ruscelli (Il Decamerone di m. Giouan Boccaccio, nuouamente alla sua intera perfettione, non meno nella scrittura, che nelle parole ridotto, per Girolamo Ruscelli. Con le dichiarationi, annotationi, et auuertimenti del medesimo, sopra tutti i luoghi difficili. Et con vn vocabolario generale nel fine del libro, In Venetia, appresso Vicenzo Valgrisio, alla bottega d'Erasmo, 1552). Riconducibili al profilo dell'Andreini sono anche le diverse raccolte di Rime, prima fra tutte quella che lei stessa dedica (cc. 3r-4v) al cardinale Cinzio Aldobrandini (Rime d'Isabella Andreini padouana comica Gelosa [...], In Milano, appresso Girolamo Bordone, & Pietromartire Locarni compagni, 1601). Il volume presenta anche una dedica agli sposi della Raccolta d'alcuni componimenti per le nozze di Enzo Bentivoglio (da identificarsi probabilmente con l'Accademico Intrepido, marchese di Gualtieri e poi di Scandiano) con Caterina Martinengo, che Ventura firma «l'ultimo d'aprile 1602» (c. 64r-v), e la dedicatoria delle Rime di don Chrisostomo Talenti monaco di Vall'Ombrosa, (In Bergamo, per Comin Ventura, 1602) all'abate Marco da Pelago (cc. 18v-19r). Ma il volume contiene anche la lunga e articolata dedica al cardinal Farnese (cc. 45r-50v) premessa da Dionigi Atanagi alla raccolta da lui curata delle Rime di Bernardo Cappello (In Venetia, appresso Dominico, & Gio. Battista Guerra, fratelli, 1560). Il repertorio legato più strettamente alla poesia si conclude idealmente con la dedica di Bernardo Tasso (cc. 31v-32v) al capitano Pietro Bonaventura, cultore delle lettere e uomo d'arme, del Ragionamento della poesia (In Vinegia, appresso Gabriele Giolito de' Ferrari, 1562). Si tratta del testo di una lezione tenuta dal Tasso presso l'Accademia veneziana della Fama, di cui era membro. Il richiamo alla famiglia Tasso, celebrata nel primo volume, ritorna con due epistole riferite a due Dialoghi di Torquato, dal volume IV delle Rime et prose pubblicate a cura di Giulio Vasalini (Ferrara, Vittorio Baldini Stampator ducale, 1589-90). Si tratta della dedica del Ghirlinzone, ovvero dell'epitafio alla duchessa di Mantova (cc. 26v-27r) e del Cataneo, ovvero degli idoli a Paolo Grillo, cavaliere genovese e banchiere a Napoli (cc. 27v-28r). Egli è fratello dell'amico e corrispondente di Torquato Tasso p. Angelo Grillo, che compare in questo volume, come già nel primo, anche in veste di autore; si tratta questa volta dei Pietosi affetti (In Vicenza, per gli heredi di Perin libraro, 1596), dedicati alla figlia di Giovanni Andrea Doria e moglie di Ferrante Gonzaga, l'«illustrissima, & eccellentissima signora la sig. D. Vittoria Gonzaga Doria». Come già rilevato (cfr. «Margini», 1 (2007) cit.), insieme ad altri autori e dedicatari Angelo Grillo compare tra i personaggi de La fonte del diporto dialogo del sig. Gherardo Borgogni l'Errante academico inquieto di Milano. Nel quale si raccontano alcuni bellissimi, e morali auenimenti, e si leggono nuoue, e diuerse poesie, & altre materie curiose, In Bergamo, per Comin Ventura, 1598, editio princeps dell'opera, la cui dedica del Ventura qui riprodotta (c. 8r-v) è al conte Pirro Visconti Borromeo (il primo volume della raccolta conteneva invece un'altra dedica del Ventura, a Federico Quinzio e Hieronymus Callent, datata 1601 e accolta nell'edizione 1602). Alla letteratura di devozione appartengono ancora tre titoli. Innanzi tutto il Rosario della gloriosissima madre di Dio Maria, imperatrice de' cieli, e signora nostra, raccolto da f. Michel Zanardi (Bergamo, Comin Ventura, 1602), che il 26 gennaio viene offerto dallo stampatore a Elisabetta Personè (cc. 11v-12v), moglie di Giovan Battista, il medico bergamasco cui Ventura aveva dedicato l'edizione 1601 dei Discorsi del numero ternario e quaternario di Marco Publio Fontana (cfr. «Margini», 1 (2007) cit.). Il Rosario viene ristampato («nuova edizione») pochi giorni dopo, l'11 febbraio, come dono del Ventura per le nozze della dedicataria Teodora Muzio Solza (cc. 38v-39r). La pratica di questa doppia stampa e iscrizione viene scaltramente giustificata dal Ventura nella dedica alla Personè: «Ma poiché quanto più la devozione di questo utilissimo parto cresce, tanto più si logorano i fogli; quinci avviene, che i librai son tenuti, per conformarsi con la natura del bene, moltiplicar le copie, e variar le forme, acciò non manchi a' divoti spiriti comodità di attuffarsi con infinito godimento nella meditatione di sì Divini Misteri sì angelicamente isposti. Ond'io, che l'Iddio mercè, nel zelo d'ogni più gran bene à niuno cedo; ho dato mano a ristampar in più d'una forma il presente libro». Viene poi presentata la dedica del teologo e predicatore bergamasco Giovanni Paolo Berlendi, eremitano di s. Agostino, a Leonardo Mocenigo vescovo e principe di Ceneda della Scala di Giobbe applicata alle Beatitudini evangeliche (cc. 9r-11r). La dedica porta la data 1601 e accompagna l'edizione della Parte prima (In Bergamo, per Comin Venura, 1601). L'edizione contenente anche la seconda parte apparirà solo nel 1612 (In Brescia, appresso Giovan Battista, & Antonio Bozzola). L'ultimo titolo è il Giardino spirituale del frate milanese dell'ordine dei Gesuati di s. Girolamo Paolo Morigi (o Morigia). Il testo comparve per la prima volta a Venezia nel 1577 per Giovanni Antonio Bertano e conobbe successivi ampliamenti ed edizioni (Venezia, Fratelli Guerra, 1583; Venezia, presso Nicolo Polo, [1592]). La dedica di Ventura ad Antonia Furietti Gentile, gentildonna bergamasca (cc. 19v-20v), reca la data del 1596 e si riferisce ad un'edizione ampliata che lo stesso Ventura avrebbe stampato. I cataloghi tuttavia non sembrano riportare tale edizione, mentre registrano l'edizione - ampliata con due Discorsi del 1593 - uscita a Roma per Domenico Gigliotti nel 1601. Un importante gruppo di dediche è legato alla produzione epistolare. È lo stesso Zucchi a offrire la seconda parte della seconda edizione, aumentata, de L'idea del segretario del signore Bartolomeo Zucchi da Monza academico insensato di Perugia, rappresentata & in vn Trattato de l'imitatione, e ne le lettere di principi, e d'altri signori. Parte prima \- quarta [...], In Vinetia, presso la Compagnia minima, 1600, a Francesco Panigarola allora vescovo d'Asti (cc. 6r-7r). Il Ventura non riproduce la data, ma il testo dell'epistola, che si legge anche nell'edizione del 1614 (Venezia, Dusinelli), riporta «di Roma, il giorno della purificazione della Madonna 1598». Nella raccolta bergamasca la dedicatoria vera e propria è immediatamente seguita (c. 7v) da una prefazione ai lettori che tratteggia brevemente le alternanti vicende della vita di Bernardo Tasso e ne decanta le doti di segretario, rimandando a «suo luogo» l'elogio e il profilo del celebre figlio, ciò che nell'Idea effettivamente avviene in apertura di uno dei capitoli successivi (cfr. ed. 1614, p. 148). Tra le raccolte epistolari Ventura sceglie le dediche alle Lettere volgari di diversi nobilissimi huomini et eccellentissimi ingegni scritte in diverse materie. Il primo libro era uscito per la prima volta nel 1542 (In Vinegia, In casa de' figlioli di Aldo) a cura di Paolo Manuzio che lo offriva a Federico Badoer e Domenico Venier, patrizi veneziani legati da stretta amicizia, ambasciatore della Repubblica nonché fondatore della già citata Accademia della Fama l'uno; poeta e animatore di uno dei più vivaci circoli letterari veneziani di metà Cinquecento l'altro (cc. 28v-29v). Il secondo volume (In Vinegia, In casa de' figlioli di Aldo 1545) era stato curato invece dal fratello di Paolo, Antonio Manuzio, che l'aveva dedicato a Paolo Tron (cc. 30r-31r). La raccolta venne ampliata e ristampata più volte fino al 1567. Due opere sottolineano ancora una volta in maniera esplicita il legame dell'operazione del Ventura con il suo territorio. La prima è il volgarizzamento della Chronica de rebus Brixianorum ad Senatum Popolumque Brixianum [...] di Elia Caprioli (Brixiae, s. d., ma 1505), curato ed ampliato fino al 1585 dal canonico regolare e abate di Candiana don Patrizio Spini, anch'egli bresciano (Delle Historie bresciane di m. Helia Capriolo libri dodici [...] fatti volgari dal rev. d. Patrizio Spini [...], In Brescia, appresso Pietro Maria Marchetti, 1585). La dedica dello Spini è rivolta a un altro abate, Girolamo Martinengo (cc. 13r-15v). La seconda è L'italia liberata dai Goti, da cui viene riprodotta la dedica (cc. 23r-26r) di Gian Giorgio Trissino all'imperatore Carlo V (libri i-ix, in Roma, per Valerio e Luigi Dorici a petizione di Antonio Macro Vincentino, 1547; libri x-xxvii, in Venezia, per Tolomeo Ianiculo da Bressa, 1548). Ancora un rappresentante della famiglia bergamasca dei Grumelli (o Gromelli), Gian Galeazzo, è autore della dedica al vescovo di Bergamo Giovan Battista Milani dell'Essercitio Letterario in lode dell'Ill. e felicissimo Grand'Aldobrandino Cardinale, datata «dal Seminario il 16 agosto 1601» (cc. 17r-18r). Firmata dall'editore Francesco Rocca è la dedica ad Agostino Ragazzoni (cc. 32v-33r) de Le nozze del Fausto da Longiano in cui si leggono i riti, i costumi, gl'instituti, le cerimonie [...] et aggiuntiui, i precetti matrimoniali di Plutarco [...], In Venetia, per Francesco Rocca, all'insegna del Castello, 1569 (la prima edizione datava Venezia, Plinio Pietrasanta, 1554). Il Ragazzoni era fratello di Girolamo Ragazzoni, vescovo di Bergamo dal 1577 al 1592, anno della morte. Sono ancora tre le dediche da menzionare. Ludovico Domenichi offre a Domenico Ragnino il suo discorso su La donna di corte, In Lucca, per il Busdrago, 1564 (cc. 42r-43r). Nella raccolta la dedica reca la data 1594, ma si tratta di un refuso poiché il Domenichi muore proprio nel 1564. Ercole Cato (Cati), offre a Niccolò Manassi (cc. 21r-22v) il nuovo volgarizzamento de L'agricoltura di Charles Etienne (L'agricoltura, et casa di villa di Carlo Stefano gentil'huomo francese nuouamente tradotta dal caualiere Hercole Cato. Con tre tauole, vna de' capitoli; l'altra delle cose piu notabili; & la terza delle cose appartenenti alle medicine, In Vinegia, Aldo Manuzio, 1581). L'amicizia che lega il cortegiano ferrarese - annoverato tra i fondatori dell'Accademia degli Intrepidi - e l'editore veneziano si concretizza in molti progetti comuni, legati soprattutto all'attività di volgarizzatore del Cato. Al noto medico bergamasco Vittorio Lupi (c. 16r-v) vengono infine dedicate dall'editore Antonio Bozzola le aggiunte al volgarizzamento di Dioscoride pubblicato da Pier Andrea Mattioli (Annotationi, & emendationi nella tradottione dell'ecc. P. Andrea Matthioli de' cinque libri Della materia medicinale di Dioscoride Anazerbeo, fatte dall'ecc. medico fisico Antonio Pasini, In Bergamo, per Comin Ventura, Ad instanza degli heredi di Tomaso Bozzola, 1600). Il Secondo libro di lettere dedicatorie di diversi è corredato da un Indice degli Autori da' quali sono tolte le dedicazioni del presente libro e da un Indice dei personaggi a' quali sono dedicate le lettere. L'Indice degli autori registra anche i nomi dei curatori e anzi, nell'alternativa, solo quelli (dunque, per esempio, Ruscelli piuttosto che Boccaccio, Cato piuttosto che Estienne), senza comunque ampliarsi al dominio dei 'dedicanti', fino a includere, per esempio, anche gli editori-stampatori (come Bozzola o lo stesso Ventura). Alcuni degli autori comparivano già nel Primo libro. L'Indice dei personaggi registra significativamente tra gli altri anche i «Lettori» e «Bergamo città» (con l'indicazione c. 66 che resta senza riscontro). Anche nel Secondo libro i dedicatari (e gli autori) sono spesso legati all'area bresciano-bergamasca, con alcune significative aperture verso Venezia e verso le corti padane. Nel caso di alcuni dedicatari si tratta di famigliari di personaggi già incontrati nel Primo libro, quasi Ventura perseguisse un progetto encomiastico (di secondo livello, per così dire) ben preciso. Le stampe cui si riferiscono le dediche si concentrano nella seconda metà del secolo, in particolare negli anni Novanta e fino alla vigilia della pubblicazione del volume (1602). Come nel caso del primo volume, numerose sono le edizioni dello stesso Ventura, che compare cinque volte anche tra i dedicanti antologizzati.



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