Il quintodecimo libro di lettere dedicatorie di diversi (Bergamo 1603)
a cura di Anna Laura Puliafito
Il Quintodecimo libro di Lettere dedicatorie di diversi si compone di 22 carte numerate che raccolgono 13 dediche, cui seguono un Indice degli autori delle lettere (c. 22v) e, su carte non numerate, uno dei Personaggi, a’ quali sono dedicate le lettere (c. n.n., ma [23r]).
Il volume è introdotto dalla dedica di Comino Ventura, datata «14. di Novembre 1603», a Cristoforo Biffi (cc. n.n., ma [1r]-[3v]), membro alla stessa famiglia di mercanti bergamaschi cui apparteneva Giovanbattista Biffi, dedicatario del Quartodecimo libro (cfr. «Margini», 11, 2017). Motivo portante della dedica (e del libro XV) è il parallelo tra l’arte della mercatura e l’arte di scrivere lettere: se queste ultime offrono «conveniente mezzo, con cui agevolmente puotesse l’huomo favellar con gli assenti», da parte sua «l’arte de’ negotij ha preso origine dal bisogno, che have un paese de’ doni, et artificii dell’altro» (c. [1v]). In tal modo se le epistole contribuiscono all’«utile» della vita pubblica e privata, «l’affare delle mercantie» favorisce il «commodo» delle famiglie e delle repubbliche.
La sezione più ampia riguarda la dedica di opere poetiche. Prima fra tutte la dedica (cc. 1r-3r) dello stampatore Aldo Manuzio il giovane della seconda parte delle Rime di Torquato Tasso (Delle Rime del Signor Torquato Tasso. Parte prima (e seconda). Insieme con altri componimenti del medesimo, In Vinegia, [s.n.], 1582) a Ercole Cati, datata «di Vinegia, a’ vii d’Ottobre. 1581». Il primo dei due volumi era stato dedicato a Francesco Melchiori, con una lettera del 13 aprile 1581. Non è la prima volta che il nome di Cati compare nella raccolta. Il VII libro conteneva infatti la dedica del collaboratore di Aldo, Niccolò Manassi, al cardinale Agostino Valier del volgarizzamento della Démonomanie des sorciers di Jean Bodin (Paris 1580) che il Cati aveva pubblicato proprio presso Aldo il giovane nel 1587 (cfr. «Margini», 6, 2012).
Il ladro Cacco fauola pastorale è l’opera che Domenico Tregiani, «Desioso Academico Insipido» offre a Fedro Bandini (c. 9r-v). L’opera era uscita per la prima volta nel 1583 (Il ladro Cacco fauola pastorale del Desioso academico Insipido Senese, nuouamente posta in luce, non meno ridicolosa che piaceuole e sententiosa, In Venetia, presso Gio. Battista Ciotti senese, 1583) e aveva conosciuto diverse edizioni, tra cui una veneziana, presso Spineda, nel 1591. Il Tregiani risulta iscritto con il nome di Desioso alla Congrega degli iÎnsipidi di Siena già dal 1559 ed è il principale autore delle composizioni uscite sotto il nome della Congrega.
Di Bongianni Gratarolo Comino riproduce invece la dedica della tragedia Astianatte a Sforza Pallavicino, Marchese di Cortemaggiore e Busseto e signore di Fiorenzuola (cc. 6v-7v). A partire dal 1557 questo valoroso Capitano era passato al servizio di Venezia come Governatore Generale ed era giunto a Bergamo nel 1561. In particolare il suo nome è legato al progetto di costruzione delle nuove mura della città, secondo i moderni criteri dell’architettura militare. Sforza non riuscirà a vedere realizzato il progetto. Nato nel 1519, egli morirà infatti a Salò nel 1585. Ventura sceglie di riportare la dedica originaria della tragedia a lui, nonostante il fatto che l’Astianatte venga in luce solo nel 1589 (Astianatte. Tragedia di m. Bongianni Gratarolo, In Vinegia, presso Altobello Salicato. Alla libraria della Fortezza, 1589). Alcuni repertori e la stessa voce del Dizionario Biografico degli Italiani fanno riferimento ad una prima edizione veneziana, sempre di Altobello Salicato, uscita nel 1581. Di fatto, come Gratarolo spiega nella dedica al figlio di Sforza, Alessandro, che apre il volume, la scomparsa di Sforza doveva aver ritardato l’uscita della tragedia, che ora l’autore decideva però di dare alle stampe per contrastarne la circolazione non autorizzata. Nel volume, stampato da Altobello Salicato, la dedica ad Alessandro e quella a Sforza compaiono in successione e recano la stessa data «18. Luglio 1589», come riportato anche nella trascrizione di Ventura.
Una «favola boschereccia» (Amaranta Boscareccia, del signor Luca Pastrovichi da San Costanzo, L’Improviso academico, &c., Al molto illustre Signor il Signor Cesare Brivio, In Milano, Appresso la Compagnia de Tini, & Filippo Lomazzo, Con Licenza de’Superiori, 1603) è l’opera che Luca Pastrovichi, come dichiarato già sul frontespizio, offre «di San Costanzo il dì 30 maggio 1603» al signor Cesare Brivio, figlio di Sforza Brivio, commissario generale degli eserciti in Lombardia del Re Cattolico (c. 14r-15r).
Ancora una volta Comino riporta inoltre una dedica del celebre Parabosco. Questa volta quella de La Fantesca Comedia Nuova di m. Girolamo Parabosco. Di nuovo con ogni diligenza ristampata, In Vinegia, Presso Gio. Battista, & Gio. Bernardo Sessa, 1597. Si tratta della seconda edizione a Johann Jakob Fugger, membro della nota famiglia di mercanti d’oltralpe (cc. 20r-20v). La dedica non compariva nella princeps del 1556. Nel volume di Sessa la lettera è fermata «Di V.S. Illustrissima / Perpetuo & humile servitor / Girolamo Parabosco».
Della tragedia Ifigenia del Dolce viene riproposta invece la dedica d’autore già riportata nel volume 10 (cfr. «Margini» 10, 2016; 8, 2014; 3, 2009). Nel 1551 l’opera (Ifigenia, tragedia di m. Ludovico Dolce, con privilegio, In Vinegia, Appresso Gabriel Giolito de Ferrari e fratello, 1551) era stata offerta «all’illustriss. Signore Giovanni Bernardino Bonifatio, Marchese d’Oria», personaggio di spicco in contatto con i circoli eterodossi basileesi e amico di Bonifacio Amerbach. La dedica, «di Venetia, 1 marzo 1551» era stata cassata nell’edizione di tutte le Tragedie (Venezia, Farri, 1566), ma venne reintrodotta nell’edizione della sola Ifigenia del 1597 (Ifigenia Tragedia di m. Lodovico Dolce, Nuovamente con diligenza ristampata, In Venetia, Appresso Gio.Battista, & Gio.Bernardo Sessa, 1597, cc. 2r-3r). Nel volume del Comino essa occupa le cc. 21r-22r.
A coronare la serie più strettamente letteraria è la dedica di Anton Francesco Doni dei suoi Mondi celesti a Roberto Strozzi, fautore della guerra di Siena del 1552 e destinato all’esilio dopo la vittoria medicea. La dedica, senza data (cc. 18r-19v) compariva nella prima edizione dei Mondi, (I Mondi del Doni, libro primo, In Vinegia, Per Francesco Marcolini , 1552). Il titolo riportato da Comino (Del Doni, ne’ suoi Mondi celesti & c., c. 18r) sembra tuttavia riferirsi a una delle edizioni successive (Mondi celesti, terrestri et infernali, de gli Academici Pellegrini: composti dal Doni [...], In Vinegia, Appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1562, poi Farri 1567 e sgg.), da cui la dedica era stata espunta. Allo Strozzi era stata dedicata anche la Zucca (Venezia, Marcolini 1551).
Tra le dediche scelte da Comino figura anche il trattatello Contra l’uso del duello, che Antonio Massa da Gallese, notaio della curia romana, offre (cc. 16v-17v) a Balduino del Monte (Contra l’uso del duello, all’illustrissimo Signor Balduino di Monte, per l’Ecc. m. Antonio Massa da Gallese. Con una lettera aggionta in fine del libro, del medesimo soggetto […] con privilegio papale e del senato veneto di 20 anni, In Venetia per Michele Tramezino 1555). Il Dal Monte era stato governatore di Montepulciano e nel 1537 aveva militato contro i Medici insieme ai fuoriusciti fiorentini. Il fratello fu eletto al soglio pontificio con il nome di Giulio III, ciò che fruttò a Baluino un riavvicinamento al duca Cosimo I.
Della Cronologia di Girolamo Bardi vengono riportate le dediche della Prima e della Seconda parte, dedicate rispettivamente a Leonardo Mocenigo, patrizio veneziano, vicino a Niccolò Contarini e alla fazione dei «giovani» (cc. 5r-6r), e a Girolamo Zeno. Entrambe sono datate 3 settembre 1581 (cc. 12v-13v). L’opera (Chronologia uniuersale parte prima [-seconda], nella quale della creatione di Adamo fino all’anno 1581 di Christo nostro sig. brevemente si racconta la origine di tutte le genti, il principio di tutte le monarchie, di tutti i regni, republiche, principati, la salutifera incarnatione di Christo, con la successione de sommi pontefici romani, la creatione di patriarchi, le congregationi dei religiosi, le militie de’ cavalieri, i concili universali, et nationali, le heresie, i scismi, le congiure, paci, rebellioni, guerre, e prodigii, la denominatione di tutti gli huomini in ogni professione illustri. Con la particolar narratione delle dette cose successe d’anno, in anno, nel mondo. Fatta da Girolamo Bardi, In Venetia, Appresso i Giunti, 1581) viene offerta in data «25 novembre 1581» a «Francesco de’ Medici granduca di Toscana mio signore».
Al Podestà di Bergamo Giulio Contarini viene offerta, con una dedica datata «di Bergamo, 20 novembre 1603» (cc. 3v-4v), l’Oratione per la partenza di Almoro Nani. Autore dell’Oratione e dell’epistola è un dalmata originario di Hvar, Marino Hettoreo (Marin Hektorović, 1464-1514).
Le ultime due dediche riportate nel XV volume sono quelle relative all’importante edizione delle Opere di Giulio Camillo Delminio. Si tratta della dedica complessiva della seconda edizione dell’opera (Tutte l’opere di m. Giulio Camillo Delminio; il catalogo delle quali s’ha nella seguente facciata; nuovamente ristampate, & ricorrette da Thomaso Porcacchi con la tauola delle cose notabili, & con le postille in margine, In Vinegia, Appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, 1566) ad Erasmo Valvassone (cfr. «Margini», 8 2014) da parte del curatore Tommaso Porcacchi, datata 13 aprile 1566 (cc. 10r-12r). A questa fa seguito la dedica del II libro al conte Sertorio di Collalto (senza data, cc. 15v-16r) da parte del filosofo dalmata all’epoca attivo a Venezia Francesco Patrizi da Cherso (cfr. «Margini», 8, 2014), che dice il Camillo originario anch’egli della Dalmazia, mentre lo sappiamo di orgine friulana.
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A. L. P.