1, 2007
 
Wunderkammer    
 


La raccolta di Comino Ventura è la prima, ricchissima silloge di dediche del XVI secolo.
Al Libro primo, che qui si presenta, seguiranno gli altri nei prossimi numeri di «Margini».


 



Il primo libro di lettere dedicatorie di diversi (Bergamo, 1601)

a cura di Monica Bianco



Il primo libro di lettere dedicatorie di diversi, pubblicato a Bergamo da Comino Ventura nel 1601, è per la metà occupato da lettere di dedica relative ad opere dei due Tasso più noti, e all'epoca defunti, Torquato e Bernardo con il primo posto assegnato, come già allora e per sempre, al più celebre figlio. Le cc. 2v-27r della raccolta contengono dediche di diciannove volumi di Torquato: quindici dedicati da lui stesso, tre dallo stampatore Comino Ventura e uno da Giovanni Battista Licino; le cc. 27v-42v conservano undici dediche di Bernardo. Padre e figlio sono seguiti da Ercole Tasso, poeta e filosofo, dedicatario dell'intero volume e loro parente, essendo il primogenito di Giovanni Giacomo Tasso, secondo cugino di Bernardo. L'antologia conserva le dedicatorie di quattro opere di Ercole: La Virginia, Esposizione della orazione di Cristo, Dell'ammogliarsi e Poesie. Le prime due sono offerte dall'autore rispettivamente a Giulia Albani, figlia del celebre Giovanni Girolamo - uomo d'armi, poi cardinale - e moglie di suo fratello Enea, e a Caterina Brembati e Isabella Secco, sorella e figlia della poetessa Isotta Brembati, abbastanza celebre in ambiente bergamasco da essere celebrata in morte con una antologia di Rime funerali di diversi illustri ingegni nella volgare e latina favella (1587), alla quale parteciparono sia Torquato Tasso che Angelo Grillo; le seconde due dallo stampatore Comino Ventura a Antonio Bignami, canonico penitenziere nella cattedrale di Lodi, e a Pagano Della Torre, medico e scrittore bergamasco.
Se consideriamo l'altra metà del volume, noteremo che la preminenza in tutte le categorie (autori, dedicanti, dedicatari) è assicurata a personaggi che gravitavano tra Bergamo e Brescia. Giuseppe Banozzi, nato a Brescia e divenuto rettore del Seminario di Bergamo, è presente con due opere: una Orazione nella morte dell'illustriss. e reverendiss. sig. cardinale Morosini vescovo di Brescia (Brescia, Pietro Maria Marchetti, 1597) da lui dedicata a Marino Zorzi, nuovo vescovo di Brescia e cugino del defunto, e una Orazione nella venuta dell'illustriss. e reverendiss. Monsignor Marino Giorgio a Brescia, pubblicata nello stesso anno e offerta dal di lui amico Gabriele Rodengo a Luigi Priuli, capitano di Brescia.
Marco Publio Fontana - umanista eclettico, noto anche per i suoi studi di matematica, botanica, chiromanzia e fisiognomica, dal 1569 curato nella chiesa parrocchiale di S. Lorenzo di Palosco (diocesi di Brescia) - dedica a Giovan Battista Milani, vescovo di Brescia per breve tempo, dopo il Morosini e prima dello Zorzi, i suoi Discorsi del numero ternario e quaternario. La successiva edizione del 1601 (Quattro discorsi [...] ne' quali con varia dottrina si hanno di molte considerazioni intorno al misterio de' numeri ternario e quaternario: et intorno all'honore, et alla imitazione, Bergamo, Comino Ventura) sarà offerta dallo stampatore a Giovanni Battista Personé - nato ad Albino e morto a Bergamo, dove esercitò la medicina - uomo dai vari interessi, che spaziavano dalla fisiognomica alla fisica, dalla geometria alla teologia. Il sontuoso apparato fatto dalla magnifica città di Brescia nel felice ritorno del vescovo suo cardinale Morosini (Brescia, Vincenzo da Sabbio, 1591), ideato e descritto dal Fontana, è offerto da Alfonso Caprioli - conte bresciano, membro dell'Accademia degli Occulti, generoso mecenate - al celebrato, cioè al vescovo di Brescia Francesco Morosini, al quale l'autore era particolarmente legato.
Allo stesso Morosini Giovanni Andrea Viscardi - giurista e letterato bergamasco, scelto dalla cittadinanza per onorare l'ingresso dei vescovi Federico Corner e Girolamo Ragazzoni e la partenza del podestà Francesco Duodo - dedicava il suo primo libro di lettere (Bergamo, Comino Ventura, 1591), mentre offriva nel 1597 a Marino Grimani, doge di Venezia, i suoi Precetti morali e civili con molti et varii essempi (Bergamo, Comino Ventura).
Alessandro Savioli - parmense, ma maestro di cappella a Sant'Alessandro di Bergamo dal 1597 al 1600 - donava il terzo libro dei suoi Madrigali a cinque voci (Venezia, Riccardo Amadino, 1600) al bresciano Niccolò Barile, dedicatario anche della seconda parte delle Relazioni universali di Giovanni Botero (lettera di Comino Ventura: cc. 96r-v).
Giovanni Botero, personalità complessa, precettore di Federico Borromeo, poi di Maurizio e Tommaso, figli di Carlo Emanuele I di Savoia, è uno degli autori più noti della seconda parte di questa raccolta. Le sue Relazioni universali, concepite originariamente come uno studio statistico della propagazione del cristianesimo, si allargarono fino a costituire un repertorio organico di antropogeografia, con notazioni sulla configurazione fisica, la demografia, le risorse economiche, la potenza militare, la costituzione politica di tutti gli stati del mondo. Segnando un enorme passo in avanti rispetto alle compilazioni affini allora in uso, rimasero per quasi un secolo un testo di larghissima diffusione, con un centinaio di edizioni e traduzioni in latino, tedesco, inglese, spagnolo e polacco. Le lettere dedicatorie delle varie parti o edizioni dell'opera occupano da sole le cc. 67v-68r, 93r-100v: i dedicatari vanno da Carlo Emanuele, duca di Savoia, a Juan Fernández de Velasco y Tovar (citato anche ne I promessi sposi), in diversi periodi governatore dello stato di Milano per conto dei re spagnoli, a Giovan Girolamo Albani, al bresciano Niccolò Barile, al bergamasco Alessandro Casale, a Leonardo Medollarco, amico del Botero.
Giovanni Battista Terzi (i Terzi, marchesi e conti del Sacro Romano Impero, erano tra le prime famiglie della nobiltà bergamasca) - canonico della cattedrale di Bergamo e per molti anni ivi pubblico lettore di filosofia, autore di diverse opere - è presente con la dedica del trattato Il rimedio supremo del quale può lecitamente l'huomo valersi contra le segnalate ingiurie (Bergamo, Comino Ventura, 1596) al bresciano Alessandro Luzzago, promotore dell'Accademia dei Rapiti, uomo di profonda religiosità, che tanto si prodigò per la diffusione della fede (scrisse per lo più opere di pietà) e per la cura dei luoghi pii da ottenere il titolo di Venerabile. Anche il bergamasco Girolamo Zanchi - nel 1601 chierico nel Seminario di Bergamo - dedicava la sua orazione Ringraziamento fatto all'Illustrissimo signor Marco Cornaro Podestà di Bergamo a un uomo parimenti famoso per l'integerrima fede: il conte Prisco Benalio, la cui famiglia si gloriò di molti importanti personaggi.
Giacomo Brigienti, nato a Lovere (Bergamo), dottore di teologia e legge canonica - fratello del più celebre Lodovico, protonotario apostolico e canonico nel Duomo di Bergamo - offriva all'amico Carlo Maffetti la sua versione volgare dell'Orazione fatta da Maurizio Bressio [Maurice Bressieu] a nostro Clemente ottavo per Henrico III christianissimo re di Francia (Bergamo, Comino Ventura, 1597).
Le molte lettere dedicatorie dello stampatore Comino Ventura (24 su 80, quasi un terzo del totale) riportano all'ambiente bergamasco-bresciano anche autori "esterni": nel 1592 Comino dedicava la Nuova scielta di rime di diversi illustri poeti al cavaliere Pietro Grumello, appartenente ad una delle più potenti famiglie di Bergamo; nel 1594 offriva la sua edizione della Mirtilla di Isabella Andreini alla bergamasca Emilia Albani Agliardi e quella della Raccolta d'alcune scritture publicate in Francia nel principio degli ultimi moti di quel regno all'uomo d'armi e poeta bresciano Marco Antonio Martinengo, dei conti di Villachiara. Nel 1600 donava La prima parte delle historie del suo tempo [...] Aggiunti due libri della seconda parte, havuti dal proprio autore di Leonardo da Maniaco - storico di Cividale del Friuli dove fu canonico - al bergamasco Lodovico Rota, accademico degli Affidati di Pavia e sposo in seconde nozze delle poetesse Paola Solza, e nel 1601 il Sommario cronologico di Paolo Morigia, milanese e più volte superiore generale della Congregazione dei Gesuati, a Decio Bernini Berlenghi, arciprete di Clusone (oggi in provincia di Bergamo).
Autori che diventano dedicatari, dedicatari che si ripresentano come autori in un continuo gioco di specchi, che è di fatto un gioco di società: una società di letterati ben noti gli uni agli altri e, probabilmente, in gran parte, al dedicatario del volume. Si tratta di autori nati o residenti tra Bergamo e Brescia (come del resto i dedicatari, a volte nobili veneziani, lì inviati dalla Serenissima con l'incarico di vescovi o podestà) che per la pubblicazione delle proprie opere si rivolgevano preferibilmente alla vicina stamperia bergamasca di Comino Ventura, editore della stessa raccolta di dedicatorie.
Che si trattasse di una società letteraria compatta, nota anche al di fuori della Lombardia, ma di fatto avente come centri Bergamo e Brescia e, poco lontano, Pavia e Milano, con i loro luoghi di incontro e le loro Accademie, lo dimostra un'opera interessante: La fonte del Diporto, dialogo del Sig. Gherardo Borgogni d'Alba Pompea, L'Errante Academico Inquieto di Milano. Nel quale si raccontano molti bellissimi, e morali avenimenti, e si leggono nuove, e diverse poesie, e altre materie curiose. Di nuovo ristampato et accresciuto dal medesimo Autore. Nella raccolta leggiamo la dedicatoria a Federico Quinzio (di nobile famiglia milanese) e Hieronymus Callent (spagnolo, avvocato fiscale e senatore) «Regij Avocati Fiscali nello Stato di Milano» (cc. 74r-75r) dell'edizione accresciuta, pubblicata a Venezia da Giovan Battista Ciotti nel 1602.
Letterato e poeta nativo di Alba, Gherardo Borgogni si trasferì a Milano all'inizio degli anni Settanta. Collaboratore di Comino Ventura, ebbe il primo pubblico riconoscimento solo nel 1594 con l'ammissione nella milanese Accademia degli Inquieti. La fonte del diporto è un dialogo ambientato nella villa di Lainate, dove il ricco Pirro Visconti Borromeo - primo protettore del Borgogni e dedicatario dell'editio princeps pubblicata (e ormai non risulta più una coincidenza) a Bergamo presso Comino Ventura nel 1598 - si era fatto costruire una bellissima fontana. Nel dialogo ritroviamo gran parte degli autori, dei dedicanti e dei dedicatari del nostro volume.
Angelo Grillo, nominato ne La fonte del diporto come amico del Borgogni, nel nostro volume è presente sia in veste di dedicatario di due opere di Torquato Tasso, il Parere sopra il Discorso del Sig. H. Lombardelli (1586: c. 9r) e il secondo libro delle lettere familiari (offerte da Giovan Battista Licino nel 1588: cc. 24v-27r), che di poeta (Nuova scelta delle Rime morali con dedica di Comino Ventura del 1592: cc. 86v-87r).
Aurelio Corbellini - frate agostiniano della Congregazione di Lombardia, lettore di teologia, consultore del Santo Uffizio e commissario generale, rinomato come oratore, storico e poeta, ascritto all'Accademia degli Intenti di Pavia e a quella degli Inquieti, nominato da Carlo Emanuele I di Savoia teologo di corte e istruttore dei principi - committente di un sonetto sulla Sindone recitato nel dialogo, è l'autore di un volume di Egloghe pastorali dedicate da Comino Ventura a Faustino Reali, priore del convento dei Celestini di Bergamo, nel 1601 (cc. 49v-50r).
Di Stefano Guazzo, giurista, poeta e oratore - citato dal Borgogni come suo amico e estimatore del pittore Ambrogio Figino - Comino Ventura offre una Nuova scelta di rime (Bergamo, Comin Ventura, 1592: cc. 66v-67r) a Erasmo di Valvasone, poeta pordenonese, del quale pure si parla nel dialogo.
Francesco Panigarola, celeberrimo predicatore francescano - nominato ne La fonte del diporto in quanto ritratto dal suddetto Figino - è autore e dedicante a Carlo Emanuele, duca di Savoia (cc. 89v-91v) dello Specchio di guerra (Bergamo, [Comino Ventura] ad istanza di Pietro Martire Locarno libraro in Milano, 1595).
Il già nominato Juan Fernández de Velasco y Tovar - citato nel dialogo per aver onorato con la sua presenza l'Accademia degli Inquieti - risulta dedicatario della quarta parte delle Relazioni universali di Giovanni Botero (cc. 98v-100v).
Col Borgogni erano poi in contatto sia Isabella Andreini, che l'albese cantò col nome di Filli, inserendo ne La fonte del Diporto due sonetti di lei, sia Benedetto Pieni, un sonetto del quale in risposta a uno del Borgogni è riportato nel dialogo. Il Pieni, Accademico Inquieto, fu uno dei Sessanta del Consiglio Generale della Città di Milano, ai quali Antonio Degli Antoni, stampatore e libraio tra Bergamo e Milano, dedicava la Gerusalemme conquistata di Tasso (cc. 60v-61v).
Il fatto che questo primo volume della raccolta sia geograficamente così marcato dipende probabilmente dall'incontro tra un desiderio e una necessità di Comino Ventura: da una parte il desiderio di offrire a Ercole Tasso dedicatorie che gli mostrassero la ricchezza culturale di una famiglia e di un mondo che erano i suoi, dall'altra la necessità di pubblicare testi che non avesse difficoltà a reperire, essendo per lo più tratti da sue proprie edizioni.
Quanto all'organizzazione del volume, se la prima parte esibisce una distribuzione delle lettere piuttosto chiara (le dediche sono raggruppate per autore, in ordine di importanza dello stesso: Torquato, Bernardo e Ercole Tasso), la seconda sembra perdere tale precisione. Le dedicatorie tendono ad essere disposte per autore (anche se non sempre questo accade), ma secondo quale logica i diversi letterati siano posti l'uno prima dell'altro non risulta affatto perspicuo. Probabilmente, trattandosi della sezione riservata alla società letteraria che circondava il dedicatario, soprattutto importava - come in molte raccolte di rime di diversi pubblicate nel corso del secolo che si stava concludendo - al di là dell'ordine di apparizione, non essere esclusi dal ritratto di gruppo, perché era quest'ultimo, alla fine, a dare rilievo a ciascuno dei singoli.



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